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La distimia è una malattia mentale che rientra nella categoria dei disturbi dell’umore. Tale patologia ha molto in comune con la depressione. Infatti, ne condivide la maggior parte dei sintomi, seppure in maniera più lieve. Inoltre, il disturbo ha un’estesa durata nel tempo (cronico). La distimia può provocare sia sintomi mentali che fisici e può comparire fin dall’adolescenza, anche se non sono rari i casi in cui si presenti persino nella popolazione pediatrica. La fascia d’età più colpita va dai 18 ai 45 anni e, spesso, si verifica a seguito di uno o più episodi di depressione maggiore. Inoltre, le donne sono più soggette allo sviluppo del disturbo rispetto agli uomini.

Le cause della distimia sono imputabili a diversi fattori, di natura genetica, biologica, psicologica e ambientale. La diagnosi della patologia non è sempre facile, in quanto può essere erroneamente confusa con altri disturbi psichici (come altri disturbi dell’umore o depressione), considerando che condivide molti sintomi con altre malattie mentali. Tuttavia, una volta diagnosticata, lo psicoterapeuta può avvalersi di diversi approcci per trattare il disturbo, combinando psicoterapia e terapia farmacologica.

La distimia è un disturbo dell’umore, molto simile alla depressione, con la differenza che tende a perdurare nel tempo ed è caratterizzata da gravità minore. Ma che cosa vuol dire “distimia”? Il termine venne coniato nel 1970 dal dottor Robert Spitzer, in sostituzione di “personalità depressiva”. Altre definizioni comuni del disturbo includono depressione nevrotica, disturbo distimico e disturbo depressivo persistente (termine recentemente introdotto dal DSM-5).

La distimia provoca gli stessi sintomi della depressione, ma in maniera più lieve. Inoltre, si tratta di un disturbo cronico. Ciò significa che la sintomatologia si manifesta quotidianamente per un periodo di minimo 2 anni. Una caratteristica particolare della sindrome distimica è l’alternanza di periodi in cui i sintomi variano di intensità. Questi vengono volgarmente definiti “alti e bassi”. Per essere considerata distimia, i “bassi” non devono superare i 2 mesi di tempo.

Le cause specifiche della distimia sono tuttora sconosciute o poco chiare. Gli esperti credono che possano essere responsabili diversi fattori in combinazione tra loro, quali componenti biologiche, genetiche ed ambientali. In particolare:

  • Fattori biologici: alcune modificazioni neurologiche all’interno del cervello potrebbero causare la sindrome distimica. Tra questi, vi sono una carenza o una ridotta attività di alcuni neurotrasmettitori, come la serotonina.
  • Fattori genetici: le persone che hanno familiarità con il disturbo sono a maggior rischio di soffrire di distimia. Ciò significa che se questi soggetti hanno un consanguineo affetto da disturbi dell’umore o depressione, hanno una maggiore probabilità di sviluppare il disturbo distimico.
  • Fattori ambientali: eventi o situazioni particolarmente difficili possono contribuire all’insorgenza del disturbo. Tra questi, è possibile menzionare un lutto di una persona cara, elevati livelli di stress, problemi finanziari, di salute o familiari, la presenza di altre patologie e quant’altro.

Inoltre, altri fattori predisponenti per lo sviluppo della distimia includono:

  • Vicinanza con persone depresse o distimiche;
  • Condizioni di vita molto stressanti o, addirittura, drammatiche;
  • Componente caratteriale del soggetto (per esempio, gli individui che hanno bisogno di continue rassicurazioni sono più predisposti a sviluppare il disturbo distimico).

Infine, in alcuni casi, la distimia può insorgere senza un motivo apparente.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

La distimia è caratterizzata da sintomi prettamente depressivi. In particolare, questi soggetti hanno un tono dell’umore molto basso per la maggior parte del tempo, sono pessimisti, passivi, introversi, ipercritici verso sé stessi e gli altri, letargici e spesso soffrono anche di disturbi d’ansia. Inoltre, soffrono di bassa autostima, manifestano difficoltà di concentrazione e hanno una ridotta capacità di pensare lucidamente. Non solo, la sindrome distimica è associata anche a sintomi somatici ed organici, tra cui alterazioni di peso o dell’appetito, scarsa energia, affaticabilità e disturbi del sonno.

Siccome la patologia può colpire indistintamente adulti e bambini, occorre fare una distinzione tra:

  • Sintomi nelle persone adulte:
    • Perdita di interesse per le attività quotidiane;
    • Tristezza;
    • Umore e morale bassi;
    • Mancanza di speranza;
    • Stanchezza;
    • Mancanza di energie;
    • Scarsa autostima;
    • Depressione;
    • Angoscia;
    • Calo del desiderio sessuale;
    • Isolamento sociale;
    • Nervosismo;
    • Cardiopalmo (ossia la percezione del battito cardiaco);
    • Non sentirsi all’altezza;
    • Difficoltà di concentrazione e di decisione;
    • Irritabilità;
    • Disturbi del sonno, come insonnia o ipersonnia;
    • Visione pessimistica della vita;
    • Scarso o eccessivo appetito;
    • Senso di colpa;
    • Ripudio per qualsiasi attività sociale.
  • Sintomi nei bambini:
    • Irritabilità;
    • Problemi comportamentali;
    • Pessimismo;
    • Scarso rendimento scolastico;
    • Ridotta autostima;
    • Essere asociali;
    • Tendenza alla solitudine.

Inoltre, la distimia nei bambini può essere associata ad altri disturbi dell’umore, quali la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), i disturbi d’ansia e i disturbi comportamentali e dell’apprendimento.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi necessariamente esaustive.

Per la diagnosi della distimia, il paziente verrà sottoposto a:

  • Esame obiettivo: per escludere che il disturbo sia causato da una patologia fisica;
  • Test di laboratorio: come esami del sangue e della tiroide, in quanto alcune malattie o disfunzioni ormonali potrebbero essere responsabili dell’insorgenza del disturbo distimico;
  • Valutazione psicologica: eseguita da uno psicologo o uno psichiatra, per identificare il tipo di malattia mentale del paziente.

Il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) raccoglie i criteri diagnostici della distimia. Per essere considerato disturbo distimico, i sintomi devono durare da almeno 2 anni, compresi i cosiddetti “alti e bassi”, ossia periodi in cui la sintomatologia varia di intensità. Inoltre, i periodi in cui i sintomi sono quasi inesistenti non devono superare i 2 mesi.

Secondo il DSM, il paziente distimico deve presentare almeno 2 dei seguenti sintomi:

  • Scarso o eccessivo appetito;
  • Disturbi del sonno, quali insonnia o ipersonnia;
  • Scarsa autostima;
  • Stanchezza o mancanza di energie;
  • Mancanza di speranze o visione pessimistica della vita;
  • Difficoltà di concentrazione;
  • Difficoltà nel prendere decisioni.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

La cura della distimia prevede la combinazione di psicoterapia e terapia farmacologica con antidepressivi, se necessaria.

  • Psicoterapia: dopo aver diagnosticato la distimia, lo psicoterapeuta può sottoporre il paziente a diverse tecniche, con l’obiettivo di istruirlo riguardo i pensieri disfunzionali che conducono al disturbo, in modo che possa imparare a gestirli e a trasformarli in pensieri sani e funzionali. Alcuni dei trattamenti più efficaci sono la terapia cognitivo-comportamentale e la psicoeducazione (che ha la funzione di insegnare ai familiari come comportarsi con il paziente distimico).
  • Terapia farmacologica: i principali antidepressivi che vengono utilizzati per trattare la sindrome distimica includono:
    • Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI);
    • Inibitori della ricaptazione della serotonina e della norepinefrina (SNRI);
    • Antidepressivi triciclici.

Disclaimer: l’elenco proposto non è da considerarsi necessariamente esaustivo.

Al fine di uscire dalla distimia, è necessario seguire il consiglio del medico, senza intraprendere cure fai da te. Inoltre, nel caso in cui fossero stati prescritti dei farmaci, è indispensabile attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dallo specialista, anche riguardo l’interruzione della terapia. Solitamente, infatti, tali trattamenti devono essere sospesi gradualmente, in quanto alcuni farmaci possono provocare crisi d’astinenza se interrotti bruscamente.

Infine, per uscire dal disturbo distimico, la collaborazione del paziente stesso è fondamentale. Senza di essa, infatti, le probabilità di completa guarigione si riducono drasticamente. In particolare, il soggetto deve:

  • Continuare il trattamento prescritto dal medico e credere nella sua efficacia: spesso, ci vuole un certo periodo di tempo prima che la terapia faccia effetto. Per questo motivo, tanti pazienti tendono ad arrendersi prematuramente. Per far sì che la malattia si risolva positivamente, il soggetto deve seguire il percorso terapeutico fornito dall’esperto;
  • Conoscere la distimia: aiuta il paziente a superare i momenti difficili legati al percorso di guarigione ed eventuali ricadute;
  • Prestare attenzione agli stimoli che scatenano i pensieri disfunzionali: è necessario che il paziente riconosca le circostanze che innescano tali pensieri, per poi riferirle allo psicoterapeuta;
  • Mantenersi attivo: fare attività fisica aiuta ad attenuare la sintomatologia del disturbo;
  • Evitare di assumere sostanze stupefacenti e alcolici: tali sostanze, infatti, favoriscono la comparsa del disturbo e ne causano un peggioramento;
  • Evitare di isolarsi: l’isolamento nelle persone distimiche è una componente molto pericolosa. Per tale motivo, il paziente deve sforzarsi di partecipare ad attività sociali;
  • Evitare di prendere decisioni importanti: prendere tali decisioni quando si è giù di morale potrebbe avere spiacevoli ripercussioni sulla vita dell’interessato;
  • Partecipare a gruppi di supporto: la condivisione con il gruppo (quindi, con persone che soffrono della stessa condizione e che presentano gli stessi sintomi e preoccupazioni) aiuta ad affrontare meglio il disturbo e contribuisce a una ripresa più favorevole;
  • Pianificare la propria giornata: incrementare le attività piacevoli aiuta a distrarsi e ad evitare i momenti “morti”;
  • Stabilire degli obiettivi: aiuta il paziente ad avere maggiore motivazione;
  • Tenere un diario: per appuntare i propri pensieri e sentimenti;
  • Seguire un’alimentazione sana, varia ed equilibrata.

Disclaimer: l’elenco proposto non è da considerarsi necessariamente esaustivo.

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