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La somministrazione dei farmaci è sempre delegata ad un’attenta e ponderata analisi del rapporto fra rischi e benefici. Nel discutere l’integrazione di un medicinale all’interno della terapia, il medico curante discuterà con il suo paziente i potenziali benefici derivanti dalla somministrazione del farmaco, soppesandoli con le eventuali reazioni avverse. Fra i farmaci tendenzialmente ritenuti scevri da potenziali effetti collaterali, ma spesso legati ad importanti reazioni avverse, troviamo composti solitamente utilizzati in ambito psicoterapeutico, come gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e le benzodiazepine. 

Fra i farmaci più utilizzati per il trattamento di diverse patologie, troviamo il Tavor. Più comunemente conosciuta con il nome commerciale di Lorazepam o Ativan, questa benzodiazepina è fra le terapie d’elezione per i disturbi di origine ansiosa, ed è spesso associata agli SSRI per nelle patologie depressive. Il Tavor è un composto allargamento utilizzato nel trattamento dell’ansia e dei disturbi del sonno (in particolare dell’insonnia). Attivo dopo 15-45 minuti dall’assunzione, questo farmaco presenta attività ansiolitiche, anticonvulsivanti, ipnotiche e miorilassanti, ed ha un’emivita stimata fra le 10 e le 20 ore.

Si ritiene che gli effetti del Tavor siano legati all’azione del composto sui recettori del GABA, andando ad aumentare i livelli del neurotrasmettitori nel sistema nervoso centrale. Le proprietà anticonvulsivanti sembrano essere invece legate all’azione sui canali del sodio.

In ambito terapuetico, la somministrazione di psicofarmaci viene accompagnata a precise indicazioni in merito alla posologia, e al lasso di tempo per il quale si intende continuare la terapia. Eccezion fatta per un ristretto novero di patologie della sfera psicologica, la cui sintomatologia richiede un’assunzione di farmaci continuativa nel tempo, i composti farmaceutici sono da intendersi come un sostegno parallelo alla terapia, atto a lenire i sintomi psichiatrici così da facilitare il lavoro del terapeuta. 

L’interruzione del farmaco avviene solitamente attraverso una diminuzione graduale del dosaggio assunto, così da evitare potenziali reazioni avverse. Tuttavia, in una piccola percentuale dei casi, la smessa del medicinale può dar luogo a dei fenomeni di astinenza che possono mettere in serio pericolo la vita del paziente. 

L’astinenza da benzodiazepine può manifestarsi con sintomi fisici, psicologici e cognivi, e in situazioni di interruzione improvvisa del farmaco, soprattutto nei pazienti soliti assumere importanti quantità, per lassi di tempo prolungati. I sintomi da astinenza da benzodiazepine possono presentare una grande variabilità da individuo ad individuo, e spesso si presentano con carattere intermittente. 

  • Disturbi del sonno
  • tensione muscolare 
  • ansia 
  • attacchi di panico 
  • difficoltà di concentrazione 
  • sudorazione eccessiva
  • palpitazioni 
  • mal di testa 
  • tremori

In alcuni casi, l’astinenza può manifestarsi con sintomi che possono mettere a rischio la vita del paziente, come allucinazioni, crisi epilettiche, psicosi e ideazione suicida.

Nei casi in cui il paziente abbia sviluppato una forte dipendenza, i sintomi dell’astinenza possono presentarsi dopo poche ore dall’ultima dose assunta (6-8). Tuttavia, questo parametro risente dell’emivita della benzodiazepina, che varia a seconda del farmaco e della marca. In situazioni di dipendenza, le benzodiazepine ad azione prolungata tendono a dare sintomi più leggeri anche nelle ore più lontane dall’assunzione.

Fra le manifestazioni più comuni dell’astinenza, vi è la cosiddetta anxiety rebound, ovvero un marcato aggravamento dei sintomi ansiosi, che solitamente si estende per 2 o 3 giorni dall’ultima dose assunta. 

Le strategie per gestire i sintomi dell’astinenza e portare ad una disintossicazione variano sensibilmente a seconda della gravità della dipendenza di cui il soggetto è vittima. Nei casi in cui il soggetto abbia difficoltà a diminuire la dose, anche gradualmente, è consigliabile gestire il processo di disintossicazione in ambiente ospedaliero, optando per un ricovero che consenta la monitorizzazione del soggetto e del suo stato di salute in modo costante. Così facendo, un’equipe medica qualificata potrà intervenire tempestivamente sulle manifestazioni dei sintomi dell’astinenza, evitando che il paziente torni ad assumere il farmaco per stabilizzare la situazione, cosa che avrebbe un effetto temporaneo e palliativo. 

La valutazione iniziale del soggetto è solitamente seguita da una terapia volta a disintossicare fegato e reni. Sebbene esistano delle linee guida precise per accompagnare paziente e curante durante il processo,  a causa dell’enorme variabilità delle risposte dei soggetti alla smessa dei farmaci in situazioni di dipendenza, non è possibile arrivare ad una standardizzazione della procedura. Nei casi in cui la sintomatologia legata all’assistenza si presenti con particolare gravità, arrivando a mettere in pericolo la vita del paziente, è possibile sostituire il Tavor con un altro farmaco omologo ma con un diverso meccanismo d’azione, per facilitare la smessa.

A terapia impostata, si procede con la disintossicazione vera e propria, che contempla la progressiva riduzione della quantità di Tavor assunta. La quantità di benzodiazepina assunta giornalmente viene gradualmente ridotta, così da evitare le “crisi d’astinenza”, che molto spesso si manifestano con fenomeni di epilessia. E’ inoltre dimostrato che la smessa del farmaco tramite riduzione graduale del farmaco assunto, è più efficace nella prevenzione di ricadute per il soggetto, rispetto all’interruzione ex abrupto.

Quanto durano i sintomi da astinenza?

La durata dei sintomi da astinenza è legata a diversi fattori, come il periodo e la dose di assunzione del farmaco, e la durata della sua azione. Solitamente, i sintomi astinenziali indotti da benzodiazepine ad azione ridotta (6-8 ore) tendono a perdurare per 10-14 giorni, mentre per i composti con emivita più lunga possono essere necessarie 3 o 4 settimane. 

La disintossicazione da un farmaco si rende necessaria nel momento in cui il paziente sviluppi sintomi d’astinenza al momento della smessa dello stesso. Sebbene il Tavor e le benzodiazepine possano portare a fenomeni di tolleranza e dipendenza, è altrettanto vero che i suddetti fenomeni sono solitamente legati a situazioni di automedicazione, in cui un soggetto assuma il farmaco senza supervisione medica. 

Sebbene non sia sempre possibile prevenire lo sviluppo della tolleranza e della dipendenza, è bene ricordare che un utilizzo regolare del farmaco ed un confronto diretto con il proprio medico curante per il monitoraggio di eventuali reazioni avverse, possono diminuire le probabilità di fenomeni di dipendenza. 

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