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Gli antidepressivi sono psicofarmaci utilizzati per trattare la depressione e altri disturbi psichici. Inoltre, trovano impiego anche nel trattamento del dolore cronico. Essi agiscono direttamente sul sistema nervoso centrale, influenzando i livelli di determinati neurotrasmettitori, come la serotonina e la noradrenalina. Gli antidepressivi, a differenza di altri psicofarmaci, non causano dipendenza, anche se una brusca interruzione potrebbe dar luogo alla comparsa di sintomi spiacevoli, simil astinenziali.

Tuttavia, è bene ricordare che non sono privi di effetti collaterali. Infatti, si tratta di farmaci ottenibili solo previa prescrizione medica e che vanno assunti seguendo scrupolosamente le indicazioni fornite dallo specialista. In questo articolo, approfondiremo insieme cosa sono gli antidepressivi, come funzionano, per quali disturbi sono raccomandati, quando sono controindicati e quali effetti avversi provocano.

Gli antidepressivi sono una classe di psicofarmaci impiegati nel trattamento dei disturbi dell’umore, come la depressione e il disturbo bipolare. Vennero scoperti casualmente alla fine degli anni ’50, ma il loro maggiore sviluppo avvenne tra gli anni ‘70 e ‘80. Esistono diverse categorie di antidepressivi, tra cui:

  • Antidepressivi triciclici (TCA): come l’amitriptilina, la clomipramina e l’amoxapina;
  • Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI): come la fluoxetina, la sertralina e la paroxetina;
  • Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina (SNRI): come la duloxetina e la venlafaxina;
  • Inibitori delle monoamino ossidasi (IMAO): come la fenelzina, la tranilcipromina e la moclobemide.

Ciascuna di queste classi, costituite da diverse famiglie di molecole, va ad agire su recettori differenti e, pertanto, possono causare effetti collaterali diversi. Inoltre, è bene sottolineare che gli antidepressivi non vengono utilizzati solo per curare i disturbi dell’umore (affiancando la psicoterapia), ma anche per trattare altre condizioni, come:

  • Dolore neuropatico;
  • Disturbi d’ansia;
  • Disturbo ossessivo-compulsivo;
  • Terapia per la disassuefazione dal fumo;
  • Morbo di Parkinson;
  • Disturbo di panico;
  • Disturbo da stress post-traumatico.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

Il meccanismo d’azione degli antidepressivi può variare in base al tipo di farmaco e, quindi, di molecola. In linea generale, questi farmaci agiscono sui neurotrasmettitori del cervello coinvolti nella sfera affettiva, come la serotonina, la noradrenalina e, in alcuni casi, la dopamina. In particolare, gli antidepressivi aiutano a ripristinare l’equilibrio di tali neurotrasmettitori, influenzando la ricaptazione, la degradazione o il legame di tali sostanze. Grazie al loro meccanismo d’azione, infatti, gli antidepressivi sono in grado di migliorare l’umore e lo stato emotivo del paziente. Inoltre, grazie all’aumento di tali neurotrasmettitori, gli antidepressivi riescono anche a modulare i segnali di dolore, motivo per cui possono essere prescritti per determinate condizioni fisiche.

A differenza di altri tipi di farmaci, gli antidepressivi vengono impiegati, in genere, per trattamenti a medio-lungo termine, sia per via della natura della condizione (per esempio, la depressione è una patologia che può durare anni e necessita di diverso tempo per essere curata a dovere) sia per la composizione del farmaco stesso. Infatti, gli effetti terapeutici degli antidepressivi, in genere, compaiono non prima di 2-3 settimane di trattamento. Inoltre, vengono spesso prescritti per trattare i disturbi d’ansia in quanto, a differenza degli ansiolitici (benzodiazepine, in particolare), possono essere impiegati per lunghi periodi di tempo, senza che vi sia il rischio di sviluppare una dipendenza (cosa che, invece, accade con le benzodiazepine, motivo per cui possono essere assunte solo per brevissimi periodi).

Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi necessariamente esaustive.

Gli antidepressivi sono psicofarmaci e, per tale motivo, sono soggetti a prescrizione medica. Essi, infatti, possono essere prescritti dal proprio medico curante (o psichiatra), a seguito di una valutazione psicologica approfondita, durante la quale l’esperto individua una condizione patologica per cui la somministrazione del farmaco si reputa necessaria. In genere, gli antidepressivi vengono prescritti associati a un percorso di psicoterapia.

Come abbiamo già menzionato, i farmaci antidepressivi vengono assunti per trattare una molteplicità di disturbi, primo fra tutti la depressione. In caso di depressione severa o moderata, in genere, la terapia farmacologica viene prescritta insieme alla psicoterapia. La combinazione di antidepressivi e terapia cognitivo-comportamentale sembra essere il trattamento più efficace, in quanto permette non solo di trattare i sintomi della condizione, ma anche di migliorare il modo di pensare, l’umore e il comportamento. Per quanto riguarda la depressione lieve, invece, non sempre gli antidepressivi sono raccomandati, in quanto risultano poco efficaci.

Altri disturbi per cui vengono prescritti gli antidepressivi includono i disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo-compulsivo, gli attacchi di panico, le fobie gravi (come l’agorafobia e la fobia sociale), alcuni disturbi del comportamento alimentare (come la bulimia) e il disturbo da stress post-traumatico. Come accade anche nel trattamento della depressione, la terapia farmacologica inizia in genere con la somministrazione degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), in quanto sono gli antidepressivi più tollerabili, meno pericolosi in caso di sovradosaggio e che riportano meno effetti collaterali. Qualora questi farmaci non dovessero funzionare, lo specialista può decidere di prescrivere altri tipi di antidepressivi.

Come abbiamo già menzionato, gli antidepressivi possono essere impiegati anche nel trattamento del dolore permanente (dolore neuropatico). In genere, vengono prescritti gli antidepressivi triciclici per trattare i seguenti disturbi:

  • Sindrome da dolore regionale complessa;
  • Neuropatia periferica;
  • Sclerosi multipla;
  • Sciatica e altre condizioni in cui un nervo viene schiacciato da un’ernia.

Gli antidepressivi, inoltre, possono essere utilizzati anche quando non si tratta di dolore neuropatico (quindi, senza coinvolgimento nervoso), come nel caso di fibromialgia o dolore cronico al collo. Tuttavia, sono considerati meno efficaci per trattare questo tipo di dolore.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

Come per tutti i farmaci, anche gli antidepressivi non sono privi di controindicazioni. Prima di iniziare una qualsiasi terapia, infatti, è indispensabile parlare con il proprio medico circa le avvertenze. In particolare:

  • Interazione con altri farmaci: alcuni antidepressivi possono interagire con altre classi di farmaci, compresi gli antidolorifici da banco. Per tale motivo, prima di assumerli è indispensabile informare il medico.
  • Gravidanza e allattamento: gli antidepressivi in gravidanza (specialmente nel primo trimestre) e durante l’allattamento sono sconsigliati, a meno che non siano strettamente necessari.
  • Bambini e adolescenti: l’uso di antidepressivi è sconsigliato in persone inferiori ai 18 anni di età, in quanto potrebbero provocare ideazione suicidaria e autolesionismo. Se bambini e adolescenti soffrono di depressione grave, l’uso di antidepressivo è consentito a patto che:
    • Il soggetto segua al contempo una terapia psicologica;
    • Il trattamento è attentamente monitorato da uno psichiatra infantile.
  • Alcol: la combinazione di antidepressivi e alcol è altamente sconsigliata, in quanto si tratta di una sostanza deprimente del sistema nervoso centrale e gli effetti reciproci potrebbero essere amplificati (causando anche seri effetti collaterali).
  • Sostanze stupefacenti: anche la combinazione con sostanze stupefacenti è proibita, in quanto potrebbero peggiorare i sintomi della depressione (o altre condizioni mentali) e condurre a effetti collaterali spiacevoli e imprevedibili.
  • Guida e utilizzo di macchinari: gli antidepressivi possono causare sonnolenza, vertigini e visione offuscata. Per tale motivo, è vietato mettersi alla guida di veicoli o macchinari sotto l’effetto di questi farmaci.

Infine, è indispensabile informare il medico delle proprie patologie, cosicché possa indicare il farmaco più adeguato alla propria condizione clinica.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

Non tutti gli antidepressivi sono uguali. Infatti, per quanto riguarda la loro efficacia possono essere considerati simili. Tuttavia, presentano numerose differenze in termini di effetti collaterali e pericolosità di sovradosaggio. Per esempio, agli antidepressivi triciclici e gli inibitori delle monoamino-ossidasi sono tra i farmaci più potenti (causano numerosi effetti collaterali, anche gravi, e hanno un maggior rischio di overdose fatale) e, per tale motivo, non rappresentano un trattamento di prima scelta. Infatti, i TCA sono stati tra i primi antidepressivi scoperti, ma sono caduti in disuso a causa dei numerosi effetti collaterali. Anche gli IMAO presentano numerosi gravi effetti collaterali causati dall’interazione con alcuni alimenti, bevande e farmaci. Invece, gli SSRI e gli SNRI sono considerati più sicuri, ma non per questo totalmente privi di effetti collaterali.

Gli effetti collaterali dei diversi tipi di antidepressivi possono includere:

  • SSRI e SNRI:
    • Stati d’ansia;
    • Sensazione di agitazione;
    • Tremori;
    • Nausea;
    • Dolore allo stomaco o indigestione;
    • Diarrea o costipazione;
    • Perdita dell’appetito;
    • Vertigini;
    • Difficoltà a dormire o insonnia;
    • Mal di testa;
    • Calo della libido;
    • Difficoltà a ottenere o mantenere l’erezione;
    • Difficoltà a raggiungere l’orgasmo.
  • TCA:
    • Secchezza delle fauci;
    • Problemi urinari;
    • Stitichezza;
    • Visione offuscata;
    • Problemi della sfera sessuale;
    • Sonnolenza;
    • Vertigini;
    • Aumento di peso;
    • Eccessiva sudorazione, specialmente di notte;
    • Problemi cardiaci, come tachicardia o palpitazioni.
  • IMAO: anch’essi sono caduti in disuso o vengono prescritti raramente, in quanto comportano seri effetti collaterali, anche gravi.

Altri effetti collaterali degli antidepressivi sono:

  • Sindrome serotoninergica: si tratta di una condizione molto pericolosa che si verifica quando si stanno assumendo antidepressivi (come gli SSRI, per esempio), in combinazione con altri farmaci o sostanze che aumentano i livelli di serotonina. I sintomi di tale sindrome includono:
    • Agitazione;
    • Contrazioni muscolari involontarie;
    • Aumento della sudorazione;
    • Tremori;
    • Confusione;
    • Diarrea;
    • Allucinazioni;
    • Febbre;
    • Convulsioni;
    • Brusche alterazioni del battito cardiaco (aritmie);
    • Svenimento.

Si tratta di una condizione da non sottovalutare assolutamente, in quanto potrebbe portare a un esito fatale. Se dovessero comparire i sintomi sopracitati, è indispensabile recarsi all’ospedale più vicino o chiamare un’ambulanza.

  • Rischio di suicidio: nelle prime settimane di terapia con antidepressivi, è possibile che il rischio di ideazione suicidaria o di tentativo di suicidio aumenti. Per tale motivo, è indispensabile che il paziente venga attentamente monitorato, specialmente all’inizio della terapia. Tra i sintomi a cui prestare attenzione, vi sono:
    • Peggioramento della depressione;
    • Ideazione suicidaria o tentato suicidio;
    • Modifiche comportamentali inspiegabili, come insonnia, agitazione, rinuncia alle normali attività sociali.

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A differenza di altri psicofarmaci, gli antidepressivi sono considerati piuttosto sicuri e privi del rischio di sviluppare una dipendenza fisica o psicologica. Tuttavia, un’interruzione brusca e improvvisa può dar luogo alla comparsa di una serie di sintomi spiacevoli. Questa condizione è chiamata “sindrome da sospensione di antidepressivi” e comprende la seguente sintomatologia:

  • Ansia;
  • Sintomi correlati alla depressione, come sbalzi d’umore, letargia e quant’altro;
  • Irritabilità;
  • Insonnia;
  • Vertigini;
  • Mal di testa;
  • Affaticamento;
  • Sintomi simil influenzali, come dolori muscolari, brividi, disturbi gastrointestinali e quant’altro;
  • Nausea.

La comparsa della sindrome da sospensione di antidepressivi può dipendere da diversi fattori, quali:

  • Tipo di farmaco assunto: alcuni antidepressivi hanno maggiori probabilità di causare tali sintomi spiacevoli se interrotti bruscamente rispetto ad altri;
  • Durata del trattamento: sembra che più sia lungo il trattamento maggiori saranno le possibilità di sviluppare tali sintomi;
  • Dosaggio: anche in questo caso, maggiore è il dosaggio del farmaco, maggiori saranno le possibilità di incorrere nella sindrome da sospensione;
  • Rapidità di interruzione del farmaco: è noto che l’interruzione improvvisa di alcuni antidepressivi dà luogo alla sindrome;
  • Reazione individuale: la comparsa dei sintomi può variare da persona a persona.

Gli esperti raccomandano una sospensione graduale degli antidepressivi per evitare di incorrere in sintomi spiacevoli, simili a quelli astinenziali. Per tale motivo, è indispensabile seguire le indicazioni del proprio medico curante sia per quanto riguarda la posologia che la durata del trattamento.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi necessariamente esaustive.

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