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Il concetto di dipendenza non riguarda solo alcune sostanze, come la droga o l’alcol, ma può anche essere riferito alle relazioni. Si può essere dipendenti anche da una persona. Si parla in questo caso di dipendenza emotiva o affettiva.
La dipendenza affettiva, che di solito si instaura in una relazione amorosa, ma non solo, ha tutte le caratteristiche tipiche della classica dipendenza. Fenomeni quale tolleranza, astinenza, problematiche sociali, lavorative e interpersonali si ritrovano anche nelle relazioni patologiche, che spesso sono appunto dette “tossiche”.
In questo tipo di relazioni il rapporto di coppia smette di essere sano e subentrano delle dinamiche che danneggiano le persone coinvolte. Necessità di controllo, possesso, dimostrazioni e continue ricerche di rassicurazione, sono comportamenti tipici delle relazioni tossiche.
Anche l’ossessione per un uomo o una donna, non necessariamente il partner, rientrano tra i fenomeni di dipendenza affettiva.
Le cause della dipendenza emotiva sono quasi sempre di natura psicologica, dovute ad esempio a scarsa autostima e mancanza di fiducia, ma ci possono essere anche delle cause familiari, sociali e persino genetiche.
Una relazione tra due persone, principalmente amorosa, ma in certi casi anche affettiva o amicale, si basa sulla creazione di legami. In alcuni casi questi legami possono trasformarsi in catene da cui non è facile liberarsi. È questo il caso della dipendenza affettiva, fenomeno che coinvolge sempre più le persone.
Quando in una relazione si altera il necessario equilibrio tra il dare e il ricevere, la relazione affettiva può diventare stringente o ossessiva. L’amore diventa quindi una dipendenza affettiva, una sofferenza psicologica, che può rimanere nascosta anche per tempi lunghissimi, ma che causa gravi problematiche mentali, relazionali e anche in certi casi fisiche.
La paura nelle dipendenze affettive
Un aspetto fondamentale in chi soffre di dipendente affettiva, è la presenza della paura.
La paura principale è quella di essere abbandonato. A causa di questa paura si giustificano tutti i comportamenti dell’altro, anche quando sono ingiustificabili, come il cattivo carattere, l’indifferenza, i comportamenti ostili e violenti o i maltrattamenti. Si tende ad imputare questi comportamenti a cause esterne, come un’infanzia infelice, il troppo stress sul lavoro, ecc…
Non ci si rende conto che il problema è nella relazione, che non si riesce quindi ad abbandonare.
La persona dipendente affettivamente ha paura della separazione, della solitudine e della distanza dalla persona di cui ha bisogno. Per questa persona, sensi di colpa e rabbia sono all’ordine del giorno.
Altra paura è quella del cambiamento. Chi ha dipendenza affettiva rimane spesso bloccato nella relazione, come in una sabbia mobile. Si ha paura di cambiare perché si ha paura di perdere il controllo sulla propria vita. Si generano così sentimenti di rabbia, colpa, vergogna e rimorso. Pur di trattenere l’altro a sé, questi sentimenti vengono sottovalutati o non presi proprio in considerazione. Si cade così in un circolo vizioso: più ci si impegna a trattenere l’altro, più è difficile tornare indietro ed uscire dalla dipendenza affettiva.
Entrambe queste paure portano la persona dipendente a focalizzare il proprio pensiero esclusivamente sull’altro, che diventa la propria ossessione. L’ossessione è così forte che, anche se si trova la forza di rompere il legame, il pensiero della persona persa diventa opprimente ed insopportabile. La persona dipendente ritorna così sui propri passi e, nonostante la vergogna, torna ancora di più ad umiliarsi pur di non perdere l’altro.
Analogie con altre forme di dipendenza
La dipendenza affettiva presenta alcune caratteristiche simili ad altre forme di dipendenza:
– l’ebbrezza: il soggetto dipendente prova una sensazione di ebbrezza nella relazione con l’altro, paragonabile alla sensazione della persona tossicodipendente mentre consuma la sostanza psicoattiva;
– la dose: il soggetto dipendente trova nel rapporto con l’altro un benessere, che ricerca in sempre maggiori quantità;
– l’incapacità di controllare il proprio comportamento: il soggetto perde le normali capacità critiche e la necessaria lucidità mentale. Di solito si è consapevoli di ciò e si prova vergogna e rimorso, non tali comunque da evitare una successiva ricaduta negli stessi comportamenti.
Anni di studi sul fenomeno hanno evidenziato alcune caratteristiche tipiche delle persone affette da dipendenza emotiva.
Dal punto di vista della diffusione, si può concludere che:
I comportamenti familiari maggiormente a rischio sono:
La dipendenza affettiva ha bisogno di un “oggetto” a cui appoggiarsi. Spesso è il partner amoroso, ma non sempre è così. I principali legami che possono causare dipendenza sono:
legami di coppia: di solito che la persona dipendente trova partner protettivi e dedicati oppure manipolatori, in grado di approfittare della propria totale dedizione e devozione. In entrambi i casi, essi tendono a mantenere la relazione “asimmetrica”, creando un sentimento di subalternità nell’amato che col tempo, se non si interrompe, degenera in dipendenza.
rapporti genitori-figli: a volte i genitori amano così intensamente i figli da provare le stesse paure di abbandono e di cambiamento tipiche di una dipendenza affettiva. Il genitore diventa così ossessivo, geloso e con la mania esagerata di controllo. Anche se in casi più rari, anche i figli possono sviluppare una dipendenza affettiva verso uno o entrambi i genitori. I figli in questi casi non riescono a diventare autonomi, a prendere decisioni senza consultarsi con i genitori, ad abbondare il sicuro tetto familiare per intraprendere loro stessi una relazione extra-familiare.
rapporti d’amicizia: invece di basarsi sulla libertà e sulla generosità, essere dipendenti affettivamente da un amico o da un’amica vuol dire volerlo controllare e limitarne la propria indipendenza. Quando si è emotivamente dipendenti, un’osservazione casuale di un amico/a può mandare in estasi come gettare nello sconforto più profondo. Se l’amico si allontana per seguire la propria vita e le proprie aspirazioni, non lo si accetta e si cade in una situazione di panico e disperazione. Come nel caso dell’amore, anche nell’amicizia morbosa può scaturire la sensazione di essere usati, di aver dato a oltranza a persone da cui si è ricevuto solo indifferenza, allorché ci si aspettava riconoscimento e affetto.
Siamo abituati a pensare che sono le donne ad essere affettivamente dipendenti dall’uomo. Non è sempre così. Anche se molto meno diffusa -probabilmente anche perché è meno denunciata dall’uomo, ma non meno drammatica- esiste anche la dipendenza affettiva maschile.
Spesso anche la dipendenza affettiva maschile nasce da un rapporto malsano con i genitori, in particolare con la madre. Madri troppo presenti, ossessive, con la mania di controllo, o al contrario madri assenti che non hanno mai dato il necessario affetto al figlio, possono essere la causa dello sviluppo di dipendenza affettiva nell’adulto. Ciò genera frustrazione, mancanza di autostima e impotenza relazionale, per cui l’uomo si lega morbosamente alla propria compagna, con la quale pensa di sostituire la madre mancante o troppo presente.
Come uscire da una relazione tossica?
Un’altra causa può essere ricercata nel rifiuto di identificazione con la figura del maschio dominante, che spesso viene imposta dalla società. Questo rifiuto, se non motivato dalla consapevolezza, ma causato da mancanze o abusi infantili, può portare allo sviluppo di una personalità inerme, dipendente e priva di capacità difensive. Da questo processo di rifiuto dell’identità maschile dominante nasce una vera e propria idealizzazione della donna, a cui ci si lega in modo morboso e dipendente.
Spesso, inoltre, gli uomini sono meno abituati delle donne a prendersi cura di sé e ad essere consapevoli delle proprie emozioni. Anche questo deriva da dinamiche sociali secolari e dure a morire. Gli uomini non sono così preparati a gestire la fine di una relazione e a gestire la solitudine, a volte meno delle donne. Ci si illude, così, che la propria relazione non avrà mai fine. Si crede di poter essere amati incondizionatamente, proprio come avviene con la madre. Da qui, si diventa dipendenti dal partner e anche se la relazione è fallimentare, provoca ansie e frustrazioni, non la si abbandona, anche a costo di rinunciare per sempre alla propria felicità.
Gli uomini reagiscono alla dipendenza emotiva in due modi principali. O diventano dominanti e reprimono il partner, in modo da costringerlo ad essere legato a sé. Oppure diventano succubi, tollerano qualsiasi ingiustizia e pur di non patire le sofferenze dell’abbandono, rinunciano a sé, alle proprie aspirazioni e al proprio benessere.
Purtroppo, due costanti nella dipendenza affettiva sono il dolore e la sofferenza. Al di là degli aspetti negativi -che non dovrebbero mai essere sottovalutati- possono essere proprio il dolore e la sofferenza a dare quella spinta essenziale nella vita, senza la quale non si può operare alcun cambiamento.
Il dolore personale, come quello causato da una dipendenza affettiva, porta allo scoppio della crisi, che a sua volta può portare ad un cambiamento della vita.
La persona dipendente deve disabituarsi ad un modo di amare insano e doloroso ed essere consapevole che si può amare in modo sano e appagante. Come in tutte le dipendenze, abbandonare l’oggetto che le causa provoca crisi di astinenza. Per uscire dalla dipendenza affettiva questo deve essere messo in conto e, nel caso le crisi non si superino da sole, è necessario chiedere l’aiuto degli esperti.
Le relazioni possono rafforzarsi, modificarsi attenuarsi o finire. Questo deve sempre essere messo in conto per uscire dalla dipendenza affettiva, anche se non è sempre facile accettarlo. Per cambiare, serve inoltre il coraggio di chiedere aiuto, di mettere in discussione quello che si è, di prendere atto delle dinamiche distruttive e autodistruttive del rapporto. Staccarsi dalla persona, anche se la si ama, diventa un atto necessario per il proprio benessere.
Come in tutte le dipendenze, anche nella dipendenza affettiva, il principale problema è l’ammissione di avere un problema. Questo nella maggior parte dei casi richiede uno sforzo ed una consapevolezza enormi. Non è sempre facile, all’interno di un rapporto, stabilire cosa è “normale” e cosa è patologico.
Inoltre, la speranza che l’altro cambi è sempre viva, anche se quasi sempre più che una speranza, questa è un’illusione.
Paradossalmente, la possibilità del vero cambiamento arriva solo quando si tocca il fondo e si sperimenta la fase di disperazione, in cui si sotterrano le illusioni che hanno alimentato nel tempo la relazione patologica. Anche questo paradosso accumuna la dipendenza affettiva alle altre dipendenze.
Per uscire da una dipendenza affettiva, quindi, occorrono dei cambiamenti, dei veri e propri esercizi psicologici:
L’aiuto degli esperti è spesso essenziale: colloqui motivazionali, training di rilassamento e di autocontrollo e sedute di problem solving, ad esempio, possono tutti contribuire a migliorare l’autostima e l’autoconvinzione, elementi necessari per poter cercare di uscire dalla dipendenza affettiva.
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