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I bias cognitivi sono costrutti che derivano da percezioni errate della realtà, in quanto interpretata in maniera soggettiva e non oggettiva, in base a esperienze passate o al contesto in cui viviamo. Esistono diversi tipi di bias cognitivi che, essendo pensieri che formuliamo in automatico, senza ricorrere alla critica o alla razionalità, possono condurre a errori di valutazione nella vita di tutti giorni e portarci a prendere decisioni frettolose e/o sbagliate. In questo articolo, scopriremo cosa sono i bias cognitivi, quali sono le diverse categorie, come si sviluppano e quali sono le differenze con le euristiche.
I bias cognitivi sono considerati errori di valutazione o pregiudizi, che si originano da processi mentali automatici. Essi vengono utilizzati per prendere decisioni velocemente (come una sorta di scorciatoie mentali), ma non essendo soggetti a critica o giudizio, conducono a valutazioni errate. I bias cognitivi impattano sulla quotidianità di ogni individuo, a livello decisionale e comportamentale, ma anche a livello dei processi di pensiero. Queste distorsioni spingono le persone a ricreare una versione soggettiva della realtà, le quali prendono decisioni in base alle proprie mappe mentali, che possono condurre a stereotipi o pregiudizi.
Esistono centinaia di bias cognitivi, che possono essere suddivisi in quattro macroaree. Di ciascuna, vedremo nel dettaglio i più comuni:
1° categoria: bias che ci permettono di evitare il sovraccarico di informazioni
Questa categoria di bias ci aiuta a dare maggiore senso al mondo, non nel senso di dare risposta alle domande esistenziali di cui, per natura, l’uomo è avvezzo, ma di dare spiegazione agli eventi che ci circondano. In questa categoria, rientrano:
Di questa categoria fanno parte anche:
2° categoria: bias che ci aiutano a filtrare le informazioni
Il nostro cervello viene, ogni giorno, sottoposto a numerosi stimoli e viene bombardato da migliaia di informazioni. Alcuni bias cognitivi hanno la funzione di filtrarle. In questa categoria, rientrano:
Di questa categoria, fanno parte anche:
3° categoria: bias che ci suggeriscono cosa tenere in memoria e cosa scartare
Vista l’enorme quantità di informazioni, la terza categoria di bias ci dice cosa dovremmo ricordare, cosa ci potrebbe tornare utile in futuro e cosa, invece, dovremmo dimenticare. La nostra mente non può immagazzinare tutte le informazioni che riceviamo e, per questo, i nostri ricordi spesso risultano incompleti o non del tutto veritieri. In genere, preferiamo ricordare le generalizzazioni, piuttosto che i dettagli specifici e questo, spesso, ci porta a ragionare (erroneamente) per stereotipi. In questa categoria, rientrano:
Di questa categoria, possiamo citare anche l’effetto Mandela (o sindrome del falso ricordo) e il generation bias.
4° categoria: bias che ci permettono di agire velocemente, anche quando non abbiamo abbastanza informazioni per prendere la scelta migliore
Nella quarta categoria, rientrano tutti quei bias che ci permettono di prendere una decisione velocemente, anche se non abbiamo la certezza che sia la migliore. Tra questi, possiamo menzionare:
Per citarne altri, in questa categoria rientrano anche l’effetto Pigmalione, l’attrition bias e il bias del pavone.
Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi esaustive.
Quali sono i meccanismi che innescano i bias? Gli esperti hanno individuato quattro principali necessità per cui il nostro cervello ricorre a queste scorciatoie mentali:
I fattori che possono contribuire allo sviluppo dei bias cognitivi sono diversi. Tra questi, possiamo menzionare:
Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.
Esistono determinate tipologie di bias cognitivi presenti nei quadri clinici di diversi disturbi psicologici. Per esempio, i disturbi d’ansia sono caratterizzati da un senso di agitazione, preoccupazione e minaccia, accompagnato da una reazione somatica che mette il corpo in modalità “allerta”. Il disagio psicologico, in questo caso, si presenta in concomitanza con pensieri e valutazioni che fanno credere al soggetto di essere in pericolo, quando in realtà non vi è alcun pericolo reale che minaccia la propria incolumità.
Anche nel quadro clinico degli attacchi di panico sono presenti diversi bias cognitivi. Per esempio, quando la persona ha un attacco di panico, spesso, si focalizza sulle proprie sensazioni corporee (bias dell’attenzione selettiva), come tachicardia, fiato corto, difficoltà respiratorie e quant’altro. Nel fare ciò, non fa altro che cercare segnali di questo malessere (bias di conferma), cosa che accentua ulteriormente l’episodio in corso.
Anche nel disturbo ossessivo-compulsivo è possibile riscontrare la presenza di bias cognitivi. In alcune forme di DOC, il soggetto pone selettivamente l’attenzione sullo stimolo temuto (bias dell’attenzione selettiva), interpretandolo come una conferma dei propri timori (bias di conferma). Per esempio, una persona con un’ossessione per la contaminazione o per lo sporco potrebbe porre l’attenzione selettivamente su qualsiasi macchia presente sul pavimento o su altre superfici e interpretarla come sangue solo perché gli assomiglia.
Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi necessariamente esaustive.
I bias cognitivi influenzano la nostra capacità di giudizio e impattano sulle decisioni che prendiamo quotidianamente, sui nostri comportamenti e sui nostri processi di pensiero. Sono a tutti gli effetti dei pregiudizi mentali inconsci che possono spingerci a prendere delle decisioni irrazionali e a formulare dei giudizi distorti. Infatti, i bias cognitivi possono influenzare le nostre opinioni su argomenti importanti, come la politica, la religione, la scelta di acquistare determinati prodotti e quant’altro. Alcuni esempi di bias che possono influenzare le nostre scelte nella vita di tutti i giorni includono:
Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.
Riconoscere i bias cognitivi è il primo passo per imparare a gestirli. Questo richiede un ragionamento e un’analisi delle valutazioni che poniamo in essere ogni giorno. Quindi, è necessario porre l’attenzione sugli schemi automatici ricorrenti, che ci spingono a selezionare le informazioni a cui siamo sottoposti. Per fare ciò, è necessario:
Disclaimer: le informazioni fornite non sono necessariamente esaustive.
L’etimologia del termine è abbastanza incerta. Sembra che “bias” sia un termine inglese, che derivi dal francese provenzale “biais”, con il significato di “obliquo, inclinato”. Sembra, inoltre, che questo termine derivi a sua volta dal latino e, prima ancora, dal greco. Inizialmente, veniva utilizzato nel gioco delle bocce per indicare un tiro storto, che comportava conseguenze negative. A partire dalla seconda metà del ‘500, però, il termine ha assunto un significato più vasto, quale “inclinazione, predisposizione al pregiudizio”. Ad oggi, infatti, i bias cognitivi assumono il significato di errori cognitivi, basati su percezioni errate della realtà, pregiudizi e ideologie, che formuliamo in automatico, senza ricorrere al giudizio critico o alla razionalità.
Le euristiche (termine che deriva dal greco “heurískein”, ossia “trovare, scoprire”) sono processi mentali intuitivi e sbrigativi. Si tratta di scorciatoie mentali, che ci permettono di formulare un’idea generica su un dato argomento, senza effettuare eccessivi sforzi cognitivi. In determinate situazioni, il nostro cervello utilizza queste strategie veloci per giungere rapidamente a conclusioni o per trovare una soluzione a problemi complessi. Alcuni esempi di euristiche possono essere:
Euristica della disponibilità: indica la tendenza a prendere decisioni basate su singoli episodi piuttosto che su statistiche oggettive.
Euristica di ancoraggio: indica la tendenza a compiere scelte sulla base di esperienze passate che riguardano quella stessa circostanza, trascurando dati attuali che potrebbero condurre a conclusioni diverse.
Euristica della rappresentatività: indica la tendenza a utilizzare la somiglianza tra elementi per formulare valutazioni, trascurando altri elementi importanti.
Se, da un lato, la nostra mente utilizza queste scorciatoie mentali, dall’altro può incappare in interpretazioni approssimative della realtà e in errori di valutazione, quindi bias cognitivi.
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