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Potente stimolante del sistema nervoso centrale e secondo stupefacente al mondo per consumo totale dietro la sola cannabis, la cocaina è una sostanza stupefacente i cui effetti sull’organismo umano e la farmacocinetica vengono studiati da anni. Sostanza che si presenta al consumatore come polvere bianca inodore, questo composto viene solitamente sniffato, fumato, o iniettato, e può indurre in la assume uno stato di dipendenza in lassi di tempi molto brevi. Quali sono i sintomi dell’astinenza da cocaina? Quali sono i rischi per la salute legati all’esperienza di un craving non appagato? Ma soprattutto, di quali opzioni terapeutiche possono disporre, ad oggi, le persone che hanno sviluppato una dipendenza da questa sostanza?
Secondo il National Institute on Drug Abuse (NIDA), istituzione federale statunitense fondata nel 1974 allo scopo di indagare i motivi dell’utilizzo di sostanze stupefacenti e l’esperienza della tossicodipendenza nel suo insieme, viene definita overdose l’assunzione di un quantitativo di composto sufficiente ad alzare i livello oltre il limite di tossicità nel sistema, causando serie reazioni avverse.
La cocaina può avere degli effetti deleteri sull’organismo umano, la cui varianza è da ricondurre in gran parte alla tolleranza individuale del composto. Non è raro infatti, che i report stilati a seguito di casi di overdose riportino di dosaggi estremamente variabili, da pochi milligrammi a diversi grammi di cocaina. Oltre alla sensibilità individuale, un ruolo rilevante è giocato dalla purezza del composto, che altera in maniera significativa l’effetto della sostanza sull’organismo umano: minore il “taglio”, minore sarà la dose necessaria a causa un’overdose.
La cocaina induce in chi la consuma una serie di effetti ben documentati in letteratura medica, che vanno da un forte senso di euforia alla disinibizione sociale, percezione soggettiva di maggior energia (sia fisica che mentale), maggior prontezza di riflessi ed aumento dello stato di vigilanza. Tuttavia, un’ assunzione che superi i limiti di tolleranza del soggetto, generando l’overdose, porta molto velocemente a delle manifestazioni fisiche, che includono:
Non è raro, tuttavia, che a queste manifestazioni se ne accompagnino delle altre, di natura prettamente psicologica, fra le quali si annoverano:
L’overdose è una condizione estremamente grave e delicata, il cui esito è fortemente influenzato non soltanto dalla quantità assunta e dalla purezza, ma soprattutto dal tempismo con cui il paziente riceve assistenza. Una condizione di overdose non trattata, infatti, può portare alla morte del consumatore per attacco di cuore, ictus, arresto respiratorio (soprattutto se in combinazione con l’alcol) o soffocamento (nel caso di rigetto). Secondo il NIDA, nonostante i decessi correlati al consumo di cocaina siano tendenzialmente in declino, le morti annuali continuano a fluttuare enormemente. I 7,000 decessi del 2006 sembravano destinati a rappresentare la stima più alta degli anni 2000, ma a partire dal 2010, si è registrato un nuovo aumento nel numero di individui che hanno perso la vita a seguito del consumo di cocaina.
Dipendenza da cocaina ed effetti collaterali in Italia
Sebbene l’exitus sia certamente l’esito più tragico al quale l’overdose da cocaina possa portare, non è certo l’unico. In generale, il rischio di morte aumenta con il consumo di altre sostanze alcoliche o stupefacenti nello stesso frangente, un fenomeno piuttosto diffuso fra i consumatori di cocaina, che spesso associano a questo composto altre sostanze, come gli oppioidi. In un report stilato dal NIDA, si è evidenziato come nel 2010 le morti da overdose di cocaina presentassero, nel 50% dei casi, un concomitante consumo di oppioidi.
Secondo l’associazione Narconon, sintomi sentinella per una possibile overdose includono:
Il consumo di alcol è soggetto a restrizioni in base all’età, che variano da Stato a Stato. In generale, sebbene il volume medio pro capite di alcol consumato stia tendenzialmente scendendo, milioni di persone in tutto il mondo combattono con una situazione di alcolismo più o meno seria.
A differenza della cocaina, l’alcol esercita degli effetti depressivi sul sistema nervoso centrale, andando a generare nei consumatori una serie di effetti, fra cui:
Solitamente,la combinazione di alcol e cocaina è ricercata al consumatore di sostanze stupefacenti per alleviare gli effetti collaterali della cocaina stessa, come l’ansia (che il consumo di alcolici può però aggravare, in alcuni casi), ed il tremore. In alcune circostanze, il consumatore può cercare di “sedare” la propria euforia tramite l’ingestione di sostanze alcoliche. Anche in questo caso, tuttavia, l’effetto sortito potrebbe essere il contrario rispetto a quello desiderato.
Se il consumo di sostanze stupefacenti presenta dei rischi di per sé, che variano a seconda di diversi fattori come lo stato di salute del consumatore, la quantità assunta, la sua purezza e la tolleranza del soggetto, la combinazione di cocaina e alcol aumenta considerevolmente la possibilità di effetti avversi gravi. Questo mix, infatti, porta inoltre ad un aumento del rischio indiretto per la salute del soggetto, associato al forte stato di compromissione della capacità di giudizio.
Secondo lo European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, circa il 50% dei soggetti dipendenti da cocaina, presenta anche problemi di alcolismo, a conferma della pericolosa abitudine dei consumatori di cocaina di mischiare la sostanza con bevande alcoliche, per lo più in situazioni sociali. In ogni caso, sebbene il consumo di droga possa essere propiziato da frangenti simili, la dipendenza porta invariabilmente ad un’assunzione del composto che prescinde dal contesto.
Alcuni degli effetti che la cocaina esercita sul consumatore possono definirsi “positivi”, se slegati tanto dall’abitudine quanto dalle conseguenze: sensazione di euforia, di maggior fiducia, maggior prontezza dei riflessi e instancabilità, sono manifestazioni generalmente percepite come piacevoli da chi assume il composto, e che possono di per sé spingerlo a cercare nuovamente il consumo della sostanza. Tuttavia, ad ingenerare nel soggetto il fenomeno del craving, ovvero una ricerca maniacale della cocaina, contribuisce anche il ritorno del soggetto alla sua normale condizione mentale e fisica.
La cocaina è una sostanza capace di generare una forte dipendenza in cui ne fa uso, soprattutto a causa degli adattamenti neuro fisiologici causati dal consumo del composto. L’astinenza è una condizione che si verifica nel momento in cui un soggetto che abbia sviluppato una dipendenza (psicologica, fisiologica, o entrambe) si ritrova per scelta o necessità a non assumere questo composto.
Sebbene uno stato di leggera tristezza possa essere avvertito da chiunque assuma cocaina, a seguito del ritorno ad una situazione di “normalità” dopo aver sperimentato una forte sensazione di euforia, la sensazione di forte malessere fisico e psicologico che si accompagnano alla non assunzione della sostanza è sempre legata alla dipendenza.
Nel consumatore di cocaina, la ricerca spasmodica di una nuova dose è principalmente legata all’azione del composto sul sistema dopaminergico all’interno del sistema nervoso centrale. Andando ad inibire l’azione delle proteine responsabili per la ricaptazione di questo neurotrasmettitore, la cocaina ne aumenta i livelli, con effetti che nel breve termine possono includere un piacevole miglioramento del tono dell’umore, ma che lasciano ben presto il posto ad ansia, confusione, irritabilità ed agitazione, specie a seguito di un utilizzo ripetuto del composto.
I segni e sintomi distintivi dell’astinenza da cocaina includono, ma non si limitano a:
In ogni caso, così come per lo sviluppo di uno stato di dipendenza, anche l’astinenza può presentare svariate manifestazioni a seconda del soggetto.
Nelle persone affette da dipendenza, i sintomi da astinenza da cocaina possono comparire a distanza di pochissimi giorni dall’ultima dose, e persistere fino a 10 settimane in caso di mancata assunzione della sostanza stupefacente. L’emivita della cocaina è di soli 60 minuti, ma gli effetti psicologici e fisiologici dell’astinenza possono protrarsi molto più a lungo, anche a seconda di fattore come:
A seguito dell’esposizione continua alla sostanza, l’interruzione della somministrazione porta dapprima ad un aggravamento dei sintomi da astinenza, e successivamente al vero e proprio “crash”, che precede un periodo di ri-adattamento dell’organismo che può durare fino a 10 settimane.
E’ bene specificare, in ogni caso, che mentre i sintomi da astinenza tendano a scomparire, l’adattamento neurofisiologico indotto dal consumo prolungato di cocaina può presentare tratti non reversibili. Diversi studi hanno evidenziato una sovra espressione nei recettori della dopamina nel sistema nervoso centrale, con conseguente desensibilizzazione all’effetto di questo neurotrasmettitore. Non è raro, negli ex consumatori di cocaina, uno stato di perpetuo “ottundimento” emotivo.
Il trattamento della dipendenza da cocaina include solitamente un approccio multi disciplinare, nel quale il soggetto viene a contatto con professionisti di diversa estrazione come psichiatri, neurologi, e terapisti esperti nel trattamento della dipendenza da sostanze stupefacenti. Sebbene non esistano farmaci specifici per la prevenzione o il trattamento della dipendenza, i ricercatori stanno esplorando alcune opzioni terapeutiche mirate a specifici target neurobiologici. Se in passato gli sforzi erano concentrati sul bilanciamento dei livelli di dopamina nel cervello, studi recenti hanno fatto luce sull’effetto che la cocaina esercita su una lunga lista di neurotrasmettitori, come la serotonina l’acido gamma amminobutirrico (GABA), la norepinefrina e il glutammato. L’N-Acetilcisteina, si è dimostrata promettente nel bilanciamento del rapporto tra sostanze eccitatorie (glutammato), ed inibitorie (GABA), che solitamente presentano dei livelli alterati dopo l’uso prolungato di cocaina.
Diverse medicazioni utilizzate per altre condizioni hanno inoltre dato risultati incoraggianti anche nel trattamento della dipendenza da questa sostanza. Il disulfiram (nome commerciale Antabuse), farmaco solitamente impiegato nella gestione e nella cura dell’alcolismo, ha dimostrato una buona efficacia nella riduzione del fenomeno del craving, sebbene ad oggi il suo meccanismo d’azione non sia del tutto chiaro. Tuttavia, nonostante la componente farmacologica possa risultare di grande aiuto (gli antidepressivi possono essere prescritti per aiutare il soggetto a mitigare la sindrome depressiva indotta dall’astinenza), il fulcro di ogni trattamento è ad oggi la terapia cognitivo-comportamentale.
Durante un percorso di affiancamento terapeutico che può durare da poche settimane a diversi anni, il soggetto è invitato ad analizzare le abitudini che lo hanno spinto a fare uso di droga, per identificare con precisione i trigger al fine di prevenirli o trovare delle alternative più costruttive. Molto spesso, la dipendenza da cocaina è innescata dalla necessità di cambiare il proprio stato mentale ed emotivo, per lenire le sofferenze di un umore instabile che non si riesce a gestire in altro modo. Obiettivo della terapia è inoltre quello di liberare il paziente dall’etichetta di “drogato”, che può innescare un processo di identificazione con la figura del consumatore di droga, modellando l’identità del soggetto e rendendo più complesso il compito del terapista. In ambito terapeutico, si impara ad operare la distinzione fra identità ed abitudini, al fine di aiutare il soggetto a comprendere che dietro l’assunzione di sostanze stupefacenti esistono delle dinamiche ben precise di rifiuto del dolore, piuttosto che una predizione naturale insita nel patrimonio genetico del paziente.
Non è possibile stabilire con esattezza una dose letale per gli esseri umani, a causa dei vari fattori che influenzano l’assorbimento del composto ed i suoi effetti: età, precedente esposizione alla cocaina, assunzione di altre sostanze stupefacenti o bevande alcoliche, ecc. Nei ratti, la somministrazione di una dose compresa fra i 25 ed i 75 mg pro chilo, porta alla morte nel giro di 20 minuti.
Le tempistiche per lo sviluppo della dipendenza da cocaina non sono facilmente identificabili, per via dei numerosi elementi che concorrono all’instaurarsi di uno stato di craving cronico. L’esposizione continuativa alla sostanza può portare alcuni soggetti a sviluppare una dipendenza nel giro di pochi mesi, mentre altri consumatori riportano tempistiche molto più brevi, nell’ordine delle settimane.
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