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La schizofrenia è un disturbo mentale che si manifesta con alterazioni della sfera emotiva, psicologica, cognitiva e comportamentale dell’individuo affetto dalla condizione. Disturbo grave potenzialmente invalidante, che porta ad un’errata interpretazione della realtà circostante, la schizofrenia può manifestarsi con una lunga lista di sintomi, che solitamente includono allucinazioni, paranoia, e disordini del pensiero e della parola.

L’incidenza della schizofrenia non presenta tratti dati trasversali, ma sembra risentire sensibilmente di molti fattori (genetici ed ambientali). I paesi industrializzati presentano un’incidenza maggiore. Si stima che una percentuale compresa fra lo 0,3 e lo 0,7% della popolazione riceverà nel corso della propria vita una diagnosi di schizofrenia. 

Nel solo 2017, l’Organizzazione Mondiale della sanità ha riportato un numero di nuovi casi di poco superiore al milione, mentre nel 2019 erano circa 20 milioni i pazienti affetti da questo disturbo in tutto il mondo. L’insorgenza di questo disturbo non presenta dei pattern precisi, tuttavia tende a comparire con maggior frequenza negli individui più giovani (soprattutto nei maschi, dove le diagnosi di schizofrenia diventano estremamente rare dopo 30 anni), e tendono a scomparire dopo i 40 anni di età. 

Fra i fattori di rischio che al momento si ritengono possano giocare un ruolo importante nello sviluppo di questo disturbo, troviamo: fattori ereditari (un genitore o un parente stretto schizofrenico); utilizzo di cannabis in età adolescenziale; l’età dei genitori al momento della nascita; scarsa nutrizione durante la gestazione. L’incidenza delle schizofrenia non presenta tratti dati trasversali, ma sembra risentire sensibilmente di molti fattori (genetici ed ambientali). I paesi industrializzati presentano un’incidenza maggiore.

 Si stima che una percentuale compresa fra lo 0,3 e lo 0,7% della popolazione riceverà nel corso della propria vita una diagnosi di schizofrenia. Nel solo 2017, l’Organizzazione Mondiale della sanità ha riportato un numero di nuovi casi di poco superiore al milione, mentre nel 2019 erano circa 20 milioni i pazienti affetti da questo disturbo in tutto il mondo. 

L’insorgenza di questo disturbo non presenta dei pattern precisi, tuttavia tende a comparire con maggior frequenza negli individui più giovani (soprattutto nei maschi, dove le diagnosi di schizofrenia diventano estremamente rare dopo 30 anni), e tendono a scomparire dopo i 40 anni di età. 

Fra i fattori di rischio che al momento si ritengono possano giocare un ruolo importante nello sviluppo di questo disturbo, troviamo: 

  • fattori ereditari (un genitore o un parente stretto schizofrenico); 
  • utilizzo di cannabis in età adolescenziale; 
  • l’età dei genitori al momento della nascita; 
  • scarsa nutrizione durante la gestazione

Contrariamente a quanto si tende a pensare, il disturbo schizofrenico non è necessariamente da intendersi come di carattere cronico ed irreversibile. Gli studi effettuati sui follow up successivi alle diagnosi di schizofrenia, hanno rilevato una percentuale di “miglioramenti significativi o totale scomparsa dei sintomi senza ricadute” di circa il 50%. In ogni caso, la convivenza con questo disturbo può portare a molte difficoltà da un punto di vista interpersonale e lavorativo. I pazienti affetti da schizofrenia presentano, se comparati alla popolazione generale, tassi più elevati di disoccupazione e un reddito significativamente più basso.

A prescindere dall’esatto sottotipo, la schizofrenia si manifesta sempre con dei sintomi rivelatori, che nella stragrande maggioranza dei casi risultano osservabili anche da terze persone. Non è infatti raro, che i primi ad accorgersi delle alterazioni comportamentali  mentali di un oggetto schizofrenico siano proprio amici, familiari e colleghi. 

Questo disturbo mentale può presentarsi con una lunga lista di possibili sintomi che al momento della valutazione psichiatrica vengono divisi in sintomi positivi e sintomi negativi. Fra le manifestazioni sintomatologiche “positive”, troviamo sintomi che non fanno parte dell’esperienza quotidiana del soggetto affetto da schizofrenia, ma che si manifestano durante un episodio psicotico. Fra questi sintomi possiamo trovare: allucinazioni, disturbi del pensiero e della parola (pensieri e discorsi sconnessi, che a volte possono sfociare nella proverbiale “insalata di parole”. Le allucinazioni sono solitamente di natura uditiva, durante le quali il soggetto ha la percezione di udire voci che si rivolgono direttamente ad esso. 

Tuttavia, le allucinazioni possono anche essere di natura tattile, visiva, olfattiva e gustativa, e solitamente si manifestano all’interno di un contesto psicotico.  Il soggetto in fase psicotica avrà solitamente matura delle convinzioni bizzarre o persecutorie, come la convinzione che qualcuno stia inserendo pensieri all’interno della sua testa, I differenza dei sintomi negativi, solitamente meno responsivi alla terapia medica, i sintomi positivi rispondono molto bene agli interventi farmacologici.

Fra i sintomi negativi troviamo manifestazioni a carattere cronico, che tendono a far parte della quotidianità esperita dal soggetto schizofrenico.

I soggetti affetti da schizofrenia possono mostrare delle manifestazioni sia emotive che cognitive di diversa gravità. Fra le più comuni, troviamo: anedonia, o incapacità di provare piacere. Sintomo molto comune anche fra chi è affetto da depressione, l’anedonia si manifesta con l’incapacità di trarre piacere da qualsiasi attività, anche da quelle precedentemente ritenute piacevoli. Alogia, o povertà di linguaggio. Il paziente affetto da alogia tende ad esprimersi utilizzando periodi brevi e spesso sconnessi, utilizzando un vocabolario limitato. Asocialità. Tratto caratteristico delle persone affette da schizofrenia è il mancato desiderio di stringere legami e formare relazioni. Apatia, intesa come la mancanza di qualsiasi tipo di motivazione. Ad oggi, si ritiene che l’apatia e l’anedonia sia da imputare ad uno squilibrio del normale funzionamento del sistema dopaminico, alla base dei processi di “ricompensa”.

I deficit cognitivi sono fra i sintomi più comuni nei pazienti affetti da schizofrenia, e in particolare tendono ad esserlo nelle fasi prodromiche della malattia. Non è raro che si manifestino anni prima della diagnosi attuale, con comparsa nell’infanzia o nella prima adolescenza. Solitamente, le difficoltà cognitive tendono a peggiorare durante gli episodi psicotici, ma questo aggravamento tende a rientrare una volta superata la fase acuta.

Il trattamento della schizofrenia può variare sensibilmente da paziente a paziente, ed è solitamente elaborato in base alla sintomatologia (estensione, gravità, età d’insorgenza). I soggetti che ricevono un trattamento precoce possono rispondere a dosi sensibilmente ridotte di antipsicotici, rispetto a chi non riceve aiuto se non dopo la cronicizzazione dei disturbi. I farmaci d’elezione per il trattamento della schizofrenia sono gli antipsicotici, che andando a rimodulare il neurotrasmettitore dopamina, riducono la sintomatologia.

Riconoscere i campanelli d’allarme in una persona a noi vicina, può fare la differenza in termine di outcome della malattia. Un intervento precoce è spesso determinante, poiché un adeguato trattamento che anticipi il primo episodio psicotico può migliorare sensibilmente la prognosi. 

Nelle prime fasi della malattia, i sintomi della schizofrenia possono essere facilmente confusi con quelli della depressione. Ottundimento emotivo, apatia, letargia e ridotte capacità cognitive sono infatti manifestazioni che accomunano questi due disturbi, e che tendono a presentarsi spesso nei disturbi depressivi di marcata entità. Tuttavia, una discriminante di grande rilevanza è rappresentata dai tratti paranoici e dalla natura bizzarra o persecutoria delle convinzioni maturate dal soggetto. Sebbene la depressione infatti possa portare ad un rallentamento cognitivo anche importante (che in alcuni casi può interferire con le capacità lavorative del soggetto), le convinzioni del soggetto depresso tendono a non presentare tratti persecutori o ad essere di natura bizzarra. 

Se quindi un improvviso disinteresse per le stesse attività prima ritenute piacevoli potrebbe risultare un sintomi di difficile incasellamento (ma sicuramente riconducibile ad un’alterazione del tono umorale), la comparsa di episodi di paranoia, specie se di grave entità e ripetuti nel tempo, può avvicinare alla diagnosi di schizofrenia. 

A differenza dell’ansia, che si manifesta con una sensazione di marcata preoccupazione spesso generalizzata, ma solitamente costruita attorno a scenari possibili seppur improbabili:

Ho paura di essere gravemente malato

Temo che possa scoppiare una guerra

Mi preoccupa molto il fatto di poter restare coinvolto in un incidente stradale

La schizofrenia solitamente si manifesta con convinzioni molto più bizzarre ed elaborate, spesso irrealistiche e a carattere persecutorio, che non vengono messe in discussione dal soggetto: 

Sono convinto che il mio vicino di casa mi stia spiando

Credo che i miei familiari stiano organizzando un complotto contro di me

Un’altra discriminante utile nella diagnosi differenziale, è la consapevolezza del soggetto dei propri sintomi. Mentre il soggetto depresso tende ad essere consapevole del calo di interesse per attività prima ritenute piacevoli, e riconosce nell’allontanamento sociale e in altre modifiche comportamentali un’anomalia, la persona affetta da schizofrenia non è consapevole della propria condizione.  

Se chi è depresso tende a normalizzare la propria situazione, spesso per evitare di aprirsi in merito alla propria sofferenza (sì, sto uscendo meno spesso ultimamente, ma sono concentrato sul mio lavoro), chi è affetto da schizofrenia presenta un alto grado di fiducia in merito alle proprie convinzioni paranoiche, che non vengono messe in dubbio.

La tipologia di intervento varia a seconda delle condizioni psicofisiche del soggetto. Se si sospetta che una persona cara possa star sviluppando una sintomatologia assimilabile alla condizione schizofrenica, si può consultare un professionista dell’igiene mentale per farsi consigliare in merito a quale approccio utilizzare. 

Se la persona non mostra marcate alterazioni nella capacità di elaborazione ed interazione con la realtà (molti soggetti schizofrenici conservano un grado di funzionalità non diverso da quello della popolazione generale), è consigliabile esporre le proprie preoccupazione alla persona in questione, per discutere la possibilità di un confronto con uno psicologico. Nel caso in cui invece la slatentizzazione della patologia sia evidente, con marcata compromissione della funzionalità, si può richiedere l’ospedalizzazione del soggetto.

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