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Le fasi del lutto sono state teorizzate da diversi autori nel corso del tempo. Tuttavia, non si tratta di stadi statici e imprescindibili. Infatti, il processo di elaborazione del lutto può variare da individuo a individuo, in quanto il dolore e la sofferenza sono estremamente soggettivi e unici. Anche la durata di questo delicato periodo è variabile (in base al soggetto e ad altri fattori che vedremo in seguito). In linea generale, secondo gli esperti, il percorso di superamento del lutto può andare dai 6 ai 24 mesi. Continua a leggere per sapere quali sono le diverse fasi del lutto e perché è importante affrontare ed elaborare la propria perdita.
Il lutto è uno stato d’animo che insorge a seguito della perdita di una persona cara. In psicologia, questo termine non si riferisce solo alla morte vera e propria, ma il suo significato si estende a qualsiasi tipo di perdita, come una separazione, la fine di una relazione e quant’altro.
Nel 1969, la psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross ha individuato le cinque fasi del lutto. Nonostante non sia l’unica teoria seguita e considerata in psicologia, si tratta comunque della più famosa. Vediamole insieme:
Secondo la studiosa, la prima fase del lutto è la negazione o il rifiuto da parte della persona che ha subito la perdita. Ciò sembra accadere a causa dello shock emotivo causato dalla morte. Il soggetto non è ancora in grado di accettare l’accaduto, per cui entra in atto un meccanismo inconscio di difesa. Nonostante sia relativamente consapevole di quanto appena successo, lo nega e lo rifiuta. In questa fase, l’individuo presenta una certa assenza di reazione.
Dopo un iniziale rifiuto di quanto successo, il soggetto acquisisce maggiore consapevolezza riguardo l’accaduto e inizia a provare rabbia. Questo sentimento può essere dato dal senso di impotenza di fronte alla morte, un evento inevitabile che fa parte della vita. L’individuo inizia a chiedersi cos’ha fatto per meritarsi tutta questa sofferenza, tende ad incolparsi per non essere riuscito ad evitare tale perdita e si sente in qualche modo responsabile e arrabbiato di fronte a questa situazione reputata ingiusta.
La terza fase individuata dalla studiosa è quella del patteggiamento o della contrattazione. Durante questo periodo, non è ancora avvenuta l’elaborazione della perdita e il dolore è ancora molto grande. Tuttavia, per sopravvivere, il soggetto cerca di mediare la propria sofferenza e di riprendere il controllo della propria vita. Tende a distrarsi e a investire il proprio tempo in nuove amicizie o in nuovi progetti. Nonostante ciò, però, è ancora una fase di grande vulnerabilità, caratterizzata da alti e bassi.
L’alternanza di momenti di dolore e tentativi di reagire porta il soggetto a sperimentare un profondo stato di tristezza. Si rende pienamente conto di ciò che ha perso e le conseguenze di tale consapevolezza si manifestano concretamente. L’individuo cade, così, in un periodo di depressione. Il dolore e la disperazione sono ai massimi livelli. Il soggetto in lutto tende ad avere un basso tono dell’umore, a isolarsi, a tagliare qualsiasi contatto con il mondo e può mostrare anche una serie di sintomi fisici, legati allo stato depressivo, come mal di testa, disturbi del sonno (insonnia o sonnolenza), irritabilità, variazioni del peso corporeo, aumento o perdita di appetito e quant’altro. Nonostante si tratti di un momento cruciale del percorso di elaborazione e risoluzione del lutto, rappresenta anche un motivo di blocco per quei soggetti che non riescono a superare questo dolore, rischiando così di restare intrappolati in questa fase.
L’ultima fase del processo di elaborazione del lutto è l’accettazione della perdita. In questo periodo, ritorna l’interesse per gli altri, per le nuove amicizie e per i nuovi progetti. Il soggetto smette di colpevolizzarsi e, dopo aver compreso la perdita, è pronto per voltare pagina e ricominciare a vivere. Ciò non significa che non soffra più per la propria perdita, ma che la morte del proprio caro non sia più fonte di disperazione e di abbandono. Il senso di vuoto è sempre presente, ma ricorda la persona amata con affetto e calore, senza avvertire dolore e angoscia.
Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.
Oltre a Elisabeth Kübler Ross, anche altri studiosi hanno teorizzato le diverse fasi del lutto. Per esempio, nel 1944, Lindemann ha individuato 3 stadi, quali:
Anche un altro esperto, Bowlby, nel 1980, si occupò dell’individuazione delle fasi del lutto e identificò 4 stadi:
Altri autori considerano, invece, 7 fasi del lutto, aggiungendo al modello teorizzato da Kübler Ross:
Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi esaustive.
La durata e l’intensità delle fasi del lutto possono variare in base a diversi fattori, quali:
Detto ciò, il processo di elaborazione del lutto non ha una durata precisa per tutti gli individui. Infatti, la sofferenza per la perdita di una persona amata è molto soggettiva. Inoltre, non tutti sperimentano le diverse fasi in un ordine preciso. I modelli teorici che abbiamo appena elencato, infatti, fungono prettamente da guida e non tutti gli stadi devono per forza essere attraversati per superare un lutto. Alcuni studi hanno dimostrato che i sintomi più intensi, come la depressione, l’insonnia, lo scarso appetito e quant’altro, raggiungono il picco a 6 mesi dalla perdita e possono perdurare, con minore intensità man mano passi il tempo, fino a 18 mesi. Nonostante ciò, la risoluzione del lutto può richiedere più o meno tempo a seconda dell’individuo (anche fino a 24 mesi).
Tuttavia, considerando che molte persone rischiano di restare intrappolate nella fase della depressione, è bene ricordare che è importante chiedere aiuto se necessario. Infatti, rivolgersi ad esperti, come psicologi, può aiutare il soggetto a comprendere meglio la natura di questo periodo di vita così delicato e ad affrontare i vari cambiamenti che ne conseguono con più consapevolezza e spirito di resilienza.
Disclaimer: le informazioni fornite non sono necessariamente esaustive.
Il processo di elaborazione del lutto è fondamentale per superare la perdita in maniera sana, senza uscirne sopraffatti o senza che essa continui ad influire negativamente sulla propria vita. Si tratta di un processo molto difficile e doloroso, caratterizzato da sentimenti di tristezza, rabbia, senso di colpa e senso di vuoto. Tuttavia, è indispensabile attraversare questo periodo per ricominciare a vivere davvero, con serenità, e senza che quest’esperienza crei traumi che possano nuovamente ripresentarsi in futuro. Essere consapevoli di ciò che si sta provando e accettare il dolore che si sta vivendo è l’unico modo per lasciarsi alle spalle la sofferenza e ricordare il proprio caro con affetto e amore. Infatti, una volta superato il lutto, il dolore della perdita non sarà più il solo pensiero, ma verrà sostituito dai momenti felici e gioiosi passati con la persona amata.
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In maniera soggettiva, tutti siamo portati ad affrontare le diverse fasi del lutto: se non tutte, almeno qualcuna. Dei consigli utili per affrontare questo delicato periodo possono comprendere:
Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi esaustive.
Come abbiamo accennato, l’elaborazione del lutto non ha una durata uguale per tutti gli individui, né vi sono delle tecniche specifiche per superarlo più velocemente. Quello che consigliano gli esperti è di:
Concedersi il tempo necessario per superare la perdita, senza cercare di affrettare le cose;
Accogliere tutte le emozioni che quest’esperienza sconvolgente porta con sé;
Affrontare le diverse fasi del lutto che siamo naturalmente portati a vivere;
Chiedere aiuto, se necessario, in modo da evitare pericolose conseguenze per la salute mentale dell’individuo stesso.
L’unico modo per superare un lutto è accettare la perdita e reagire, concedendosi il tempo necessario per metabolizzare la scomparsa della persona amata e tutto ciò che ne consegue. È fondamentale, quindi, stare nel proprio dolore e riconoscersi il diritto di soffrire. Tuttavia, restare in questa condizione per molto tempo risulta deleterio per la propria salute psicofisica. Infatti, tutti abbiamo il diritto di tornare a vivere serenamente. Quindi, è indispensabile mettere in moto le proprie capacità di adattamento e tutta la resilienza a nostra disposizione per ritornare alla normalità. Infine, è importante non isolarsi dal mondo, ma circondarsi di amici e familiari. Distrarsi, infatti, permette di bloccare la rimuginazione, ossia la tendenza a pensare in continuazione agli eventi spiacevoli della vita, alimentando così il circolo vizioso della depressione e dell’ansia. Per qualsiasi difficoltà, è bene non esitare a chiedere un aiuto esterno.
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