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Complicità e affetto, comprensione reciproca e compatibilità, dedizione e disponibilità a trovare dei compromessi. Una relazione sana non può prescindere da alcune premesse, nelle quali troviamo il comune denominatore di tutte le realtà relazionali felici. Secondo diversi studi, la maggior parte degli adulti è impegnato in una relazione di lungo periodo, o ha alle spalle un rapporto durato almeno 5 anni. Appare fondamentale, dunque, sapere come gestire una relazione per fare sì che all’interno della coppia si possano soddisfare i bisogni di entrambi i partner in modo costruttivo, e vivere un rapporto felice.
Le difficoltà relazioni sono un argomento comune, e purtroppo sempre attuale. Non è raro che all’interno di una coppia possano formarsi degli attriti, e che essi vengano trascinati nel tempo per l’incapacità o la non disponibilità ad affrontare le problematiche alla radice. Tuttavia, sebbene non tutte le relazioni possano dirsi felici (o infelici) allo stesso modo, esiste una categoria che potremmo definire l’antitesi della relazione ideale.
Concettualmente situata all’estremo opposto dell’idillio, abbiamo un rapporto in cui i bisogni di uno o di un partner non vengono soddisfatti se non all’interno di dinamiche nevrotiche, che non fanno che alimentare le nevrosi che avevano propiziato il bisogno in primo luogo. Sebbene queste relazioni non siano incasellate in una esatta definizione diagnostica, nel gergo comune vengono definite tossiche.
Come abbiamo già visto, la locuzione relazione tossica non si rifa ad un inquadramento diagnostico preciso, e non presenta quindi una lista di sintomi riconosciuti a livello “ufficiale” dai professionisti dell’igiene mentale. Tuttavia, è possibile descrivere alcuni tratti e dinamiche che accomunano queste relazioni.
A livello concettuale, possiamo definire una relazione tossica nel momento in cui va a soddisfare i bisogni di uno o di entrambi i partner, attraverso dinamiche relazionali che non ne favoriscano la crescita come persone, o che in alcuni casi ne incentivino l’involuzione e l’indebolimento.
Molto spesso si tende a pensare che la tossicità di una relazione sia da ricondursi ad una caratteristica intrinseca di uno dei due partner. Tuttavia, questa ricostruzione si dimostra fallace, sia da un punto di vista teorico che come premessa terapeutica.
In primo luogo, nessuna relazione (specie di lungo periodo) può assumere tratti disfunzionali, se essi non sono presenti in entrambi i soggetti. Nel prosieguo di questo articolo proporremo diversi esempi di relazioni tossiche, per illustrarne le dinamiche e comprendere che la tossicità di un rapporto è da ricondursi ad uno schema nevrotico di soddisfazione dei propri bisogni, che può essere applicato solamente con un partner compiacente. In sostanza, un bisogno nevrotico può essere soddisfatto solamente da un altro bisogno nevrotico.
Non è quindi una persona ad essere disfunzionale, ma le strategie che utilizza per soddisfare i propri bisogni e le aspettative che proietta sull’ambiente esterno. Inoltre, è virtualmente impossibile che una relazione possa protrarsi a lungo su dinamiche nevrotiche, senza che esse vengano accettate da entrambi i partner.
Solitamente, le nevrosi dei singoli vanno ad assumere caratteristiche ben definite, che spesso possono essere così simili fra loro da incasellarsi in alcune definizioni diagnostiche. Di seguito, andremo a prendere confidenza con alcuni fra le figure patologiche più comuni, esaminando anche il modo in cui solitamente questi individui costruiscono e mantengono attive le proprie relazioni.
Narcisismo è un termine ombrello, il cui significato nel tempo è stato “contaminato” da interpretazioni mitologiche, narrative e mediche, al punto da non presentare un solo significato, e dipendere strettamente dal contesto.
In ambito psicologico, questo termine viene utilizzato sia nella descrizione di un sano amore per sé stessi e apprezzamento personale, sia con declinazioni patologiche solitamente identificate dell’egocentrismo, nella vanità, nella presunzione, in un’eccessiva considerazione di sé e nella necessità di “manipolare” l’ambiente circostante perché esso rifletta le aspettative del soggetto narcisista.
Il soggetto narcisista presenta una serie di deviazioni patologiche della personalità, come:
Un soggetto narcisista tenderà a cercare un partner che, direttamente o indirettamente, avalli le sue nevrosi.
All’interno di una relazione tossica con il soggetto narcisista, il partner si ritroverà ben presto a dover adottare una serie di comportamenti atti a soddisfare i suoi bisogni nevrotici. Per far questo, dovrà a poco a poco rinunciare a delle “parti” della sua identità e personalità qualora esse entrino in conflitto con il soggetto narcisista.
Anche una normale divergenza d’opinioni, situazione estremamente comune e solitamente non causa di conflitti, può generare un vero e proprio terremoto all’interno della relazione con un soggetto narcisista, il quale vede nelle proprie idee ed affermazioni un’estensione di sé stesso e del proprio valore, identificando in tutto ciò che non concordi con lui un tentativo di sminuirlo.
In queste circostanze, il soggetto può mostrare una palese ostilità nei confronti del partner, attaccandolo apertamente criticandone la capacità di giudizio (ma come puoi pensare una cosa del genere? Ma sei stupido/a?), oppure adottando un atteggiamento passivo-aggressivo con il quale, con critiche indirette mascherate da un falso senso di comprensione (Hai tutto il diritto di pensare quello che vuoi. Credo che la tua sia un’opinione stupida, ma certo hai tutto il diritto di difenderla.)
Il rapporto con il narcisista obbliga il partner succube ad assecondare il viscerale bisogno di conferme del narcisista. In una relazione di questo tipo, i momenti di reale sincerità sono una rarità. Il narcisista negherà qualsiasi responsabilità per l’insoddisfazione del partner, arrivando a negarla o perfino a biasimarlo. Il narcisismo porta inoltre il soggetto che ne è affetto a creare un’immagine di sé stesso “scollata” dalla realtà, molto spesso glorificata, e che difenderà in maniera anche aggressiva da qualsiasi critica, osservazione o parere contrario.
In un rapporto con un soggetto narcisista, il soggetto succube viene “allenato” a non interferire con le pretese nevrotiche del proprio partner, arrivando a spesso ad avere l’impressione di essere in due relazioni contemporaneamente: una con il proprio compagno, l’altra con l’immagine che esso ha di sè.
La codipendenza è una condizione patologica nella quale un soggetto adulto mostra una spiccata dipendenza da un’altra persona o da un gruppo di persone. Così come nel caso del narcisista, che non accetterà alcuna dimensione relazionale se una tossica, in cui il partner rinunci a qualsiasi ragionamento critico per assecondare senza se e senza ma le sue nevrosi, il soggetto codipendente cercherà in ogni relazione una persona alla quale cedere qualsiasi tipo di responsabilità.
Il soggetto codipendente mostra alcuni tratti caratteristici, solitamente palesi, tanto che la diagnosi di personalità codipendente viene ritenuta fra le più facili in ambito psicoterapeutico:
Al pari del narcisista, anche il soggetto codipendente selezionerà attentamente il proprio partner, per far sì che esso abbia una personalità compatibile con le strategie nevrotiche attraverso le quali i suoi bisogni trovano appagamento.
Benché il narcisista ed il soggetto codipendente non siano gli unici possibili protagonisti di una relazione tossica, se si vuole andare al di là delle definizioni teoriche e comprendere appieno il funzionamento di un rapporto disfunzionale, è bene non etichettare un partner come buono e l’altro come cattivo.
Se è vero che, molto spesso truffatore e truffato sono due attori della stessa commedia, nelle relazioni disfunzionali può accadere lo stesso.
Una relazione tossica solitamente presenta una caratteristica peculiare: appare chiaramente distruttiva a chiunque, fuorché alla coppia. Nuovamente, non è semplice tracciare un profilo diagnostico all’interno del quale far rientrare tutti i rapporti disfunzionali. Tuttavia, è possibile elencare alcuni fra i tratti più comuni, e che spesso ritroviamo in queste relazioni, fra cui:
Le dinamiche relazionali disfunzionali portano ad un impoverimento della qualità di vita. Per quanto il soggetto narcisista, codipendente o i loro partner possano pensare che la relazione arricchisca la propria esistenza, in realtà non produce alcun risultato se rinforzare gli schemi disfunzionali che questi soggetti proiettano nella relazione.
Tuttavia, queste relazioni spesso presentano caratteristiche paradossali. Solitamente, vengono annoverate fra I rapporti più duraturi, e per quanto possa sembrare controintuitivo, spesso possono durare più a lungo di relazioni “sane”, con un rapporto basato su dinamiche virtuose e costruttive.
Sebbene il tema non si presti a delle semplificazioni, si può affermare che una relazione tossica abbia bisogno di profonde insicurezze in entrambi I partner, ferite irrisolte che I soggetti tendono ad ignorare, senza sforzarsi per guarirle ma limitandosi a lenirle in modo palliativo, sintomatico.
Il soggetto narcisista continuerà a cercare un partner che possa assecondare le sue “necessità”, e nel suo tentativo di rinforzare l’immagine che ha di sé, non accetterà grandi compromessi, e se non a breve termine. Se in un primo momento il soggetto narcisista può apparire come una persona sicura di sé, mascherando le sue nevrosi e risultando potenzialmente affascinante, nella ricerca di un partner continuerà direttamente ed indirettamente a testare la persona davanti a sé per verificare la compatibilità.
Di fronte ad un potenziale partner che non sia disposto a rinunciare alle proprie opinioni, convinzioni e valori per farlo contento, il soggetto narcisista tenderà ben presto ad interrompere la conoscenza, per continuare la sua ricerca.
Allo stesso modo, il soggetto codipendente non accetterà facilmente l’inizio di una relazione con un soggetto che non si faccia carico delle responsabilità di entrambi. Le relazioni tossiche tendono ad avere una lunga durata, poiché raramente nel corso della propria vita, le persone vanno ad indagare le cause delle proprie insicurezze e dei comportamenti patologici, spesso negandoli persino a sé stessi.
Come abbiamo avuto modo di ripetere più volte nel corso dell’articolo, una relazione tossica altro non è che un modo per rinforzare I propri schemi disfunzionali, siano essi mentali o comportamentali. E quando una relazione non è sana, diventa necessario intervenire
Mettere fine ad una relazione di questo tipo, tuttavia, può rivelarsi più difficile di quanto non accada in una relazione sana, dove il dolore che si accompagna alla fine del rapporto non si associa a tentativi di manipolazione dell’altro.
E’ virtualmente impossibile mettere fine ad una relazione di questo tipo, se prima non si lavora sulle proprie insicurezze, che nel loro insieme costituiscono la motivazione per la quale si è cercato un tipo di relazione simile in primo luogo. Che si tratti di un soggetto narcisista o codipendente, è necessario indagare le radici delle proprie insicurezze per diminuirne l’impatto sulla propria vita.
Il soggetto narcisista, può scegliere di farsi aiutare da un professionista per individuare quale episodio ( o episodi) vissuti in età infantile abbiano fatto nascere in lui la necessità di legare la propria immagine di sé alle conferme dell’ambiente esterno. Il soggetto codipendente può fare lo stesso, andando a migliorare la propria autostima e definendo la propria identità così da avere una solida base che non dipenda dall’approvazione degli altri.
Per quanto le insicurezze possano avere delle radici diverse e presentarsi sotto forma di comportamenti dissimili fra loro, il lavoro del singolo è sempre di definizione della propria identità e di svincolo dei propri bisogni essenziali dai soggetti esterni. Solamente in questo modo si può trovare il coraggio per mettere fine ad una relazione tossica, che nella sua disfunzionalità appare utile per soddisfare I propri bisogni nel breve periodo, seppur rinforzando gli schemi distruttivi del soggetto.
In sostanza, non è virtualmente possibile uscire da una relazione tossica, fintanto che I nostri bisogni possono essere soddisfatti solamente in un ambiente disfunzionale.
Come abbiamo avuto modo di ripetere più volte nel corso dell’articolo, una relazione tossica altro non è che un modo per rinforzare I propri schemi disfunzionali, siano essi mentali o comportamentali. E quando una relazione non è sana, diventa necessario intervenire
Mettere fine ad una relazione di questo tipo, tuttavia, può rivelarsi più difficile di quanto non accada in una relazione sana, dove il dolore che si accompagna alla fine del rapporto non si associa a tentativi di manipolazione dell’altro.
E’ virtualmente impossibile mettere fine ad una relazione di questo tipo, se prima non si lavora sulle proprie insicurezze, che nel loro insieme costituiscono la motivazione per la quale si è cercato un tipo di relazione simile in primo luogo. Che si tratti di un soggetto narcisista o codipendente, è necessario indagare le radici delle proprie insicurezze per diminuirne l’impatto sulla propria vita.
Il soggetto narcisista, può scegliere di farsi aiutare da un professionista per individuare quale episodio ( o episodi) vissuti in età infantile abbiano fatto nascere in lui la necessità di legare la propria immagine di sé alle conferme dell’ambiente esterno. Il soggetto codipendente può fare lo stesso, andando a migliorare la propria autostima e definendo la propria identità così da avere una solida base che non dipenda dall’approvazione degli altri.
Per quanto le insicurezze possano avere delle radici diverse e presentarsi sotto forma di comportamenti dissimili fra loro, il lavoro del singolo è sempre di definizione della propria identità e di svincolo dei propri bisogni essenziali dai soggetti esterni. Solamente in questo modo si può trovare il coraggio per mettere fine ad una relazione tossica, che nella sua disfunzionalità appare utile per soddisfare I propri bisogni nel breve periodo, seppur rinforzando gli schemi distruttivi del soggetto.
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