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Modificato e recensito medico da THE BALANCE Squadra
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Per quanto accecante la luce dei riflettori possa risplendere su alcuni selezionati personaggi pubblici, che per talenti, meriti o fortune si sono ritrovati a conquistare le luci della ribalta, nessun riflettore potrà mai scacciare via le ombre nella vita di una persona. Piegati alle volontà di un pubblico sempre più esigente che vorrebbe i propri idoli come eroi inscalfibili dalle problematiche della gente comune, le celebrità si ritrovano spesso “costretti” a mostrare con maggiore enfasi le fortune della propria esistenza, mantenendo un atteggiamento più riservato e conservativo su altri aspetta della propria vita personale.

Il quadro dipinto dai numeri in quanto a depressione, non assomiglia a nulla di rassicurante. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica Italiano, la depressione rappresenterebbe il disturbo mentale più comune nella popolazione, con oltre il 5% degli italiani con più di 15 anni alle prese con una forma più o meno grave di manifestazione depressiva. E se ultimamente si fa un gran parlare del disagio giovanile e della crescente incidenza dei disturbi mentali nelle fasce più giovani, la vulnerabilità rispetto ai disturbi dell’umore sembra avere un rapporto proporzionale all’età, con la popolazione più anziana sperimentare un disagio maggiore, specie nelle donne.

Cura la tristezza interiore nella clinica di lusso in spagna

Fattori economici, sociali, familiari e stato di salute: sono molte le variabili che possono concorrere all’instaurarsi di un circolo vizioso di pensieri, che solitamente precede spirale discendente della depressione vera e propria. Eccezion fatta per una ristretta casistica di pazienti, la cui sintomatologia non è da ascriversi ad una matrice psicologica ma ad uno squilibrio fisiologico (disturbi ormonali, patologie autoimmuni e infiammatorie o addirittura tumorali, possono comportare un decadimento del tono umorale), la depressione può essere trattata a prescindere dall’innesco psicologico.

A primo impatto, le statistiche non potrebbero sembrare più lontane dalla realtà dipinta dalla televisione, che come in un grande carnevale vive di luci accecanti, sorrisi impeccabili, storie di successo e dei protagonisti con un’immagine ineccepibile. Ma come ogni altro disturbo mentale, anche la depressione non discrimina per status sociale o per notorietà, e sebbene le luci della ribalta abbiano la facoltà di scegliere su quali lati posarsi e quali invece lasciare in una più confortevole penombra, negli ultimi anni un numero crescente di personalità televisive ha scelto di utilizzare la propria notorietà per discutere del proprio disagio.

Bella e impossibile, ma non di ferro: anche Lara Croft ha sofferto di depressione

Bella, di successo, e con un enorme seguito a livello mondiale. Desiderata dagli uomini e guardata con stupore dalla donne, presenza fissa sui cartelloni pubblicitari dei marchi più prestigiosi. Angelina Jolie è il ritratto del successo hollywoodiano in salsa rosa, una strepitosa attrice che ha fatto del mix fra bellezza e talento una combinazione vincente, tanto da essere ad oggi considerata parte integrante dell’olimpo della cinematografia statunitense

Ma se l’Angelina Jolie del grande schermo appare solitamente come un’eroina quasi invincibile, capace di districarsi in qualsiasi situazione senza troppi patemi d’animo, il vissuto dell’attrice racconta di una parabola diversa da quella dei personaggi interpretati. 3 matrimoni in 18 anni, un’adolescenza sofferta e l’ultima relazione con la superstar Brad Pitt interrotta bruscamente dopo quasi 15 anni di idillio mediatico. La Jolie ha ammesso di aver combattuto con la depressione per buona parte della sua vita, una condizione che spesso l’ha portata a soffrire importanti problemi di peso (anoressia), e che in molti frangenti l’avrebbe privata della capacità di provare amore e di sorridere.

Hollywood, Hollywood!

Da Catherine Zeta Jones a Kirsten Stuart, da Halle Barry a Gwyneth Paltrow, ma anche Johnny Depp, David Letterman, Dwayne “The Rock” Johnson e Brad Pitt. La lista dei personaggi famosi che hanno condiviso parte del proprio percorso di vita con la depressione, è davvero folta.

Emma Stone racconta di come, per quasi 5 anni, la sua vita sia stata condizionata dall’ansia. “Dopo il primo attacco di panico, a casa di miei amici, per anni ho convissuto con un’ansia terribile. Avevo sempre paura, avevo bisogno di rassicurazioni, controllavo in modo ossessivo che nessuno dei miei cari fosse morto“.

Robin Williams “Ho fatto uso di cocaina per anni. E’ difficile trovare una logica nelle scelte che ti ritrovi a fare quando senti di voler uscire da uno stato depressivo. La cocaina non ha mai risolto nulla, mi intontiva e rendeva le cose più tollerabili per qualche ora.

Attori, comici, sportivi, ma anche personalità televisive. Figura storica della TV americana a sdoganatore del format dei late show, David Letterman ha visto passare per il suo studio migliaia di celebrità da ogni parte del mondo, prima di appendere il microfono al chiodo nel 2015, dopo 35 anni di ininterrotta conduzione. Ma come molti altri, anche l’ex conduttore di The Late Show ha spesso scelto di tenere per sé alcuni risvolti della sua vita, in chiaro contrasto con un’immagine pubblica quasi impeccabile.

In passato ho utilizzato farmaci per combattere la depressione. E’ una sensazione molto particolare, differente dalla semplice tristezza. Volevo uscirne e così ho preso dei farmaci. Ma dopo un po’ ho avuto delle reazioni avverse. E inoltre, non stavano facendo effetto. Così, ho smesso.

E se la depressione non discrimina per stato sociale, sicuramente il paese di provenienza non è una variabile che possa mettere al riparo dal disagio mentale della sindrome depressiva. Secondo l’Istituto Nazionale Di Statistica, quasi 10 milioni di italiani farebbero uso di psicofarmaci, prevalentemente antidepressivi ed ansiolitici, per alleviare stati di malessere psicologico.

E se le celebrità statunitensi non sono immuni allo sviluppo di patologie mentali che richiedono assistenza medica, al di qua dell’oceano le cose non sono differenti. Nonostante uno stigma tuttora molto ingombrante, che sicuramente non incentiva (a qualsiasi livello della società) a parlare apertamente delle proprie sofferenze psicologiche, un crescente numero di persone, fra cui molte celebrità, condividono una parte della propria esistenza che solitamente si tende a nascondere dai riflettori.

Portiere titolare della Juventus e della nazionale italiana per quasi vent’anni, professionista considerato fra i migliori calciatori della storia e titolare di un palmares nel quale si scorgono decine di campionati e una coppa del mondo, Gigi Buffon è da molti considerato il portiere più forte che il calcio abbia mai visto.

Ma nel passato del giocatore della Juventus, c’è un passaggio segnato dalla depressione.

Era il 2003 quando tutto è cominciato. Di colpo, cominciai a non sentirmi bene. Mi sentivo stanco, poco reattivo, era come se improvvisamente non riuscissi più a stare al passo con i miei compagni e con il gioco. Un giorno, tentando di alzarmi da letto, mi accorsi che le gambe mi tremavano e riuscivano a malapena a sostenere il mio peso. Corsi dal medico, ero ovviamente molto preoccupato, pensavo potesse trattarsi di qualcosa di grave, avevo paura per la mia salute. Dopo aver fatto tutte le analisi e le verifiche del caso, il medico della squadra mi disse che i miei sintomi fisici potevano essere una somatizzazione del mio disagio psicologico.

Dall’isola dei famosi al ricovero in ospedale: Walter Nudo

Avevo tutto. Un bell’aspetto, la fama, un conto in banca generoso, offerte di lavoro da ogni dove. E non ero felice. Tutto è cambiato quando ho avuto dei problemi di salute. Ho avuto un ictus e sono stato operato al cuore per due volte. Da lì, la mia vita è cambiata, ho capito che dovevo rimettere in ordine le priorità nella mia vita. Oggi sono una persona nuova, ma non è stato facile. La fama è andata, non ho un soldo, e il telefono non squilla più come prima. Ma sono felice.

Loredana Bertè

La morte di mia sorella (Mia Martini) fu per me un grande shock. Il dolore fu tremendo, non riuscii a superarlo e caddi in depressione. Fu un periodo orribile. Mi sentivo come in un tunnel dal quale non potessi uscire. Fu davvero terribile. Finii in ospedale psichiatrico. Adesso però sento di aver ritrovato me stessa, e voglio vivere fino in fondo ogni giorno che ho a disposizione.

Il Manuale Statistico e Diagnostico dei disturbi mentali, definisce la depressione come un disturbo caratterizzato da un umore depresso al quale si accompagnano una scarsa stima di sé e la perdita di interesse in attività normalmente ritenute piacevoli.

Sebbene la depressione diventi patologica solamente nel momento in cui arrivi ad interferire con il normale svolgimento della vita dell’individuo, regolari fluttuazioni nel tono umorale sono da considerarsi normali, al punto che la maggior parte delle persone sperimenterà, nel corso della sua vita, dei momenti di marcata depressione.

Da non confondersi però con la tristezza o con transitori stati di insoddisfazione e mancanza di stimoli, la depressione cronica può arrivare ad esercitare une effetto totalizzante sulla vita di chi ne è affetto, interferendo con il normale svolgimento delle attività quotidiane, che nei casi più gravi può arrivare al totale isolamento sociale o, in una piccola percentuale dei casi, a stati di vera e propria catatonia.

Il trattamento della depressione è solitamente mirato all’individuazione dei pattern cognitivi disfunzionali che generano nel soggetto uno stato depressivo. La terapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata fra gli approcci più efficaci in termini di gestione e risoluzione della sintomatologia. L’approccio, prevede un confronto col paziente ed una discussione della condizione depressiva (insorgenza, ricorrenza, gravità) al fine di individuare schemi cognitivi ricorrenti (sempre presenti, nella depressione) alla base della sintomatologia depressiva.

Successivamente, il terapeuta lavora con il paziente al fine di “ristrutturare” i significati attribuiti a determinati accadimenti, in modo da generare una diversa risposta fisiologica con conseguente miglioramento nel tono dell’umore.

Nei casi in cui il paziente si dimostri particolarmente refrattario alla terapia cognitivo-comportamentale, o laddove il terapeuta sospetti delle tendenze suicide, il percorso di trattamento e risoluzione della sintomatologia depressiva può avvalersi di un sostegno farmacologico, solitamente transitorio, a base di antidepressivi e (qualora necessario) ansiolitici

La depressione può sia essere il risultato di scompensi fisiologici, sia avere una genesi psicologica ma andare ad interferire ugualmente con essi. Studi recenti hanno messo in evidenza un legame fra il tono umorale dei pazienti e la risposta immunitaria, evidenziando come i soggetti che più facevano esperienza di stati depressivi presentassero anche dei tempi di recupero più lunghi, e dei tassi di guarigione maggiori.

Ma se il legame fra stato depressivo e processi fisiologici è ancora oggetto di studi, l’osservazione empirica dei soggetti affetti da depressione ha portato a determinare con inequivocabile chiarezza un legame fra questa patologia ed un abbassamento dell’aspettativa di vita. Sebbene l’eziologia di molte patologie rimanga ancora oggi non chiara, i pazienti affetti da depressione hanno maggiori probabilità ricevere una diagnosi di tumore e, in età più avanzata, morbo di Alzheimer. La depressione è anche associata ad una riduzione del quoziente intellettivo e spesso si presenta con deficit focali rilevabili all’esame oggettivo.

I pazienti affetti da depressione, sono a più alto rischio di suicidio rispetto alla popolazione generale (oltre il 50% dei suicidi aveva ricevuto una diagnosi di depressione), e generalmente possono sviluppare abitudini deleterie per la propria salute al solo fine di gestire la propria condizione alleviandone i sintomi: alcolismo, tabagismo, utilizzo di sostanze stupefacenti, hanno un’incidenza molto più elevati fra i pazienti affetti da disturbi psichiatrici rispetto alla popolazione generale.

La depressione è una patologia seria, che spesso richiede un approccio multidisciplinare per garantire dei risultati duraturi, che vadano oltre il temporaneo effetto placebo. Se in alcuni casi un bravo psicologo può bastare, a volte può essere d’aiuto usufruire di strutture pensate appositamente per il trattamento dei sintomi depressivi, e la loro eliminazione, come la Balance Rehab Clinic, realtà internazionale presente in 3 fra le principali città europee, che accoglie un ristrettissimo numero di pazienti mettendo a disposizione un team di professionisti per far sì che ogni situazione di disagio venga gestita nel migliore dei modi, così da poter garantire ai propri ospiti un’esperienza senza eguali. Le cliniche Balance Rehab sono situate a Londra, Maiorca, e Zurigo.

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