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Modificato e recensito medico da THE BALANCE Squadra
Fatto verificato

L’esperienza dello stress è parte integrante della quotidianità normalmente vissuta dalla maggior parte degli individui. Nelle spiacevoli sensazioni generate a livello psicofisico, lo stress è una normale risposta di adattamento a stimoli (interni o esterni) che il soggetto si ritrova a dover metabolizzare, ed è quindi definibile come la sensazione di discomfort che accompagna il processo di individuazione ed elaborazione dell’elemento di disturbo, che non cessa prima che il soggetto abbia sviluppato strategie di adattamento per convivere con la nuova situazione. 

Diversi frangenti possono portare un individuo a fare esperienza dell’esperienza dello stress, ma il comune denominatore che collega i suddetti frangenti è la riduzione del senso di sicurezza del soggetto, ovvero la percezione di controllo sulla propria vita e sulla capacità di gestire diverse situazioni.

Lo stato di stress è solitamente una condizione transitoria, di cui l’individuo si libera in un tempo breve o relativamente breve, una volta sviluppate le strategie necessarie per adattarsi alla nuova situazione. I sistemi di gestione e soluzione di frangenti impegnativi che gli esseri umani possono impiegare, risultano molto efficaci nella maggior parte delle situazioni. Tuttavia, il progressivo aumento della complessità dell’ambiente esterno, ha notevolmente influito sul grado di sofisticatezza e difficoltà di alcuni specifici frangenti, al punto da rendere alcune situazioni particolarmente complesse da gestire. In una piccola percentuale di casi, lo stato di tensione e allerta che accompagna il processo di adattamento può protrarsi per lungo tempo, fino a sviluppare caratteri cronici e diventando parte della quotidianità esperita dall’individuo. 

La risposta dello stress può attivarsi in situazioni e frangenti molto diversi fra loro. Se da un punto di vista evolutivo questa risposta di adattamento serviva una sua funzionalità e si manifestava di fronte a situazioni potenzialmente pericolose per l’individuo, al giorno d’oggi gli stati di tensione e discomfort psicofisico possono essere il campanello di allarme per situazioni difficoltose legate a:

Relazioni personali (intime, familiari, amicali)

La socialità e le relazioni interpersonali costituiscono una colonna portante dell’equilibrio psicologico di ogni soggetto. Intessere relazioni con I propri pari, siano esse di natura amorosa, amicale, o con I propri familiari, non rappresenta solo una risorsa ritenuta evolutivamente vantaggiosa, ma presenta dei misurabili effetti benefici sulla propria qualità di vita. Secondo uno studio della prestigiosa università di Harvard, il singolo fattore che più influiscono sul grado di felicità avvertito da un individuo, è il numero di relazioni stabili e l’estensione del proprio gruppo di supporto.

Rapporti particolarmente tumultuosi o incerti, relazioni insoddisfacenti o stati di incertezza protratti nel tempo (specialmente all’interno di una relazione di coppia), possono influire negativamente sullo stato mentale ed emotivo di un individuo. La fine di una relazione rappresenta con ogni probabilità la massima espressione del disagio dell’individuo legato al venir meno del rapporto con un suo simile. L’esperienza può essere particolarmente stressante se accompagna alla percezione di non avere le risorse necessarie per far fronte alla situazione.

Difficoltà economiche

Se l’incertezza legata al proprio stato di salute non può che essere foriera di stati mentali di difficile gestione, una situazione finanziaria tutt’altro che sorridente, che costringono l’individuo a rivedere il suo stile di vita e fare delle rinunce, può avere un impatto altrettanto negativo sulla qualità di vita. Secondo il neurobiologo statunitense Robert Sapolsky, le incertezze che si accompagnano alle difficoltà economiche sarebbero particolarmente complesse da governare se accompagnate al sentirsi poveri. Recenti studi in ambito psicologico e sociologico, sembrerebbero ricondurre parte del disagio associato ad un basso reddito al continuo confronto con individui con una diversa condizione economica.

Lo stress può avere severe ripercussioni sullo stato di salute fisico e mentale di un individuo, e soprattutto nella sua espressione cronica può arrivare a minare l’equilibrio mentale e l’omeostasi fisica del soggetto che ne fa esperienza. Gli effetti dello stress cronico sulla fisiologia umana sono oggetto di studio da diversi decenni. Attraverso le prove raccolta attraverso il metodo scientifico e le osservazioni empiriche della pratica medica, si è arrivati a ritenere che lo stress cronico rappresenti un importante fattore di rischio per lo sviluppo di diverse patologie, fra cui:

  • diabete di tipo 2
  • coronaropatie
  • condizioni infiammatorie
  • patologie autoimmuni

Lo stress cronico è stato inoltre collegato ad una degenerazione neuronale e all’inibizione della neurogenesi nell’ippocampo, fattori che sembrerebbero favorire, soprattutto nei soggetti anziani, l’insorgenza di patologie neurodegenerative come il morbo di Parkinson, il morbo di Azlheimer, e la demenza senile.

Ma gli effetti deleteri del distress cronico non sono appannaggio dell’esposizione a stati di tensione prolungati. La sindrome di adattamento può infatti portare, anche nel breve termine, allo sviluppo di sintomi di natura psicosomatica capaci di interferire con la funzionalità del soggetto. 

Stati di alterazione emotiva e psicologica si manifestano con un importante novero di sintomi che possono interessare la sfera cognitiva, emotiva, psicologica e comportamentale del soggetto. Sebbene lo stress possa avere diverse ripercussioni su differenti soggetti, la sostanziale totalità degli individui affetti da condizioni stressogene croniche, manifesta dei sintomi.

I sintomi dello stress cronico possono includere, ma non si limitano: 

  • Sindrome algica (dolore)
  • Disturbi del sonno (insonnia, ipersonnia)
  • Diminuzione delle interazione sociali
  • Possibile tendenza all’isolamento
  • Stanchezza, facile affaticabilità
  • Debolezza muscolare
  • Difficoltà di concentrazione e di ragionamento
  • Cambiamenti nell’appetito
  • Cambiamenti nelle normali risposte emotive
  • Repressione emotiva

Lo stress cronico può interferire con la quotidianità del soggetto in ogni sua area. La produttività, le relazioni, lo stato di salute mentale e psicologica, sono solitamente intaccate dalle condizioni di stress prolungato.

Come abbiamo avuto modo di vedere, una condizione di stress che si protragga nel tempo risulta deleteria non solo per la salute fisica del soggetto, ma anche per la sua sfera psicologica. In un deleterio e paradossale effetto rinforzante, lo stress cronico drena le risorse psicologiche del soggetto andando ad intaccare la sua capacità di trovare soluzioni per le situazioni che disturbano la sua vita.

Gestire lo stress andando a ridurne l’impatto sulla propria quotidianità è una processo spesso automatico, e che in molti casi mettiamo in atto senza esserne coscienti. Ma cosa fare quando la situazione di tensione ed agitazione si protrae nel tempo? Come comportarsi di fronte ad una situazione che non sembra volerci dare pace? Come fare per minimizzare gli effetti negativi di un prolungato stato di tensione?

Psicoterapia

Il confronto con un professionista dell’igiene mentale può essere una valida opzione per il trattamento dello stress cronico. Sebbene la maggior parte degli stimoli stressogeni tendano ad essere gestiti e risolti con il tempo, e non richiedano l’attenzione di un terapeuta, di fronte ad una situazione di forte disagio su base quotidiana, si può pensare di rivolgersi ad un professionista per migliorare la propria gestione dello stress. 

Sebbene i sintomi dello stress non siano necessariamente da ricollegare ad un elemento di disturbo di origine psicologica (come vedremo più avanti, stati di agitazione e tensione possono essere ricondotti a squilibri organici), l’osservazione empirica ha portato a ritenere lo stress un’esperienza legata nella maggior parte dei casi ad un mancato adattamento del soggetto ad una nuova situazione. In sede teraputica, il curante potrà aiutare l’individuo ad isolare e metabolizzare l’elemento di disturbo, aiutandolo a sviluppare nuove strategie di adattamento o ristrutturando il significato attribuito alla nuova situazione, per liberarsi dallo stress. 

Attività fisica

Gli effetti benefici dell’esercizio fisico sulla salute fisica e mentale di chi lo pratica sono corroborati da prove scientifiche e da continue osservazioni empiriche. Il cambiamento a livello chimico che accompagna il moto apporta benefici solamente a livello fisico, ma si riflette in un cambiamento percepito come positivo del proprio stato mentale ed emotivo. Se nel secolo scorso si riteneva che gli effetti benefici dell’attività fisica fossero riservati solamente a chi poteva permettersi di sostenere routine di allenamento molto intense, diversi studi pubblicati negli ultimi due decenni hanno ribaltato completamente la visione dell’esercizio come strumento per favorire lo stato di benessere psicofisico, provando che camminare per almeno mezz’ora, quattro volte a settimana, migliora la funzionalità del sistema circolatorio, migliora in modo sensibile il tono muscolare, fino a ridurre negli anziani il rischio di demenza e sintomi neurodegenerativi.

Curare il riposo

La maggior parte degli adulti necessita di almeno 7 ore di sonno per notte. Tuttavia, adottare abitudini regolari può risultare difficile per molte persone, che tendono a sacrificare il sonno in favore di altre attività ritenute necessarie. In condizioni di stress, tuttavia, il sonno può rappresentare un potente alleato nel recupero delle energie e nel ritrovamento del vecchio equilibrio. Un sonno di qualità aiuta inoltre a ridurre il rischio di alcune patologie associate allo stress, come il diabete e le coronaropatie.

Regolarizzare il sonno ed aumentarne la qualità può fare la differenza nella gestione e nella risoluzione dello stress. Alcune abitudini che possiamo adottare per favorire un riposo ristoratore, sono: coricarsi sempre alla stessa ora, non utilizzare dispositivi elettronici per almeno 30 minuti prima di andare a dormire, assicurarsi che l’ambiente non sia contaminato da luci di qualsiasi tipo, evitare di svolgere attività fisica prima di andare a dormire, limitare il consumo di alcol e di caffeina, non dormire durante il giorno. Passare del tempo all’aperto durante il giorno può inoltre aiutare a dormire meglio durante la notte.

Coltivare relazioni

Le attività sociali sono una componente fondamentale nella vita delle persone. L’essere umano è un animale sociale, che necessita di intessere rapporti con I suoi pari nel corso della sua esistenza. Secondo uno studio dell’università di Harvard, avviato verso la metà del ventesimo secolo e tuttora in corso, a determinare il livello di felicità di un individuo sarebbe il numero di relazioni umane positive all’interno della sua vita. Più del reddito, della propria posizione sociale, e persino del proprio quoziente intellettivo, la qualità dei rapporti di amicizia e familiari sembra influenzare il nostro stato mentale ed emotivo, nonché la salute dell’individuo.

Coltivare rapporti umani ed intessere relazioni con persone a noi simili, non è sono da considerarsi attività in cui cimentarsi solamenti nei momenti di maggiore stress, in cui si cerca un sollievo. Una socialità sana è infatti una parte imprescindibile di una vita in equilibrio. Tuttavia, nei frangenti in cui la tensione e l’agitazione sembrano non voler lasciar spazio alla tranquillità di cui una volta si faceva esperienza, può essere consigliabile ritagliarsi del tempo da passare con gli affetti più cari, in attività che riescano a spostare l’attenzione dagli elementi di disturbo. 

Farmacologia

Gli psicofarmaci non rappresentano il trattamento d’elezione per curare lo stress cronico, e l’utilizzo “sintomatico” viene sconsigliato dai professionisti dell’igiene mentale per la possibile dipendenza psicologica che il soggetto potrebbe sviluppare nel tempo. L’utilizzo dei medicinali inseriti nella categoria di farmaci utilizzati nel trattamento dei disordini della sfera mentale dovrebbe essere considerato solamente nei casi in cui lo stress cronico interferisca con la funzionalità del soggetto e con la sua capacità di condurre una vita normale. 

Nei casi in cui i sintomi dello stress si estendano anche a disturbi del sonno, o alterazioni del ritmo cardiaco, è possibile rivolgersi al proprio medico di base per la somministrazione di una terapia a basso dosaggio che possa aiutare il soggetto a far fronte allo stress. Un sostegno farmacologico è consigliabile nel caso in cui lo stress prolungato porti l’individuo a sviluppare sintomi depressivi ed ansiosi, che potrebbero portare ad un ulteriore peggioramento della qualità di vita del soggetto. 

Come abbiamo avuto modo di vedere nei paragrafi precedenti, l’esperienza dello stress è parte integrante della nostra quotidianità. Le strategie di compensazione utilizzate dagli individui e perfezionate attraverso il processo evolutivo, tendono a permettere una gestione degli elementi di disturbo virtualmente automatica, e non richiedono alcuno sforzo attivo da parte del soggetto.

Nei frangenti in cui lo stress assuma tratti cronici e si dimostri particolarmente resistente ai tentativi di intervento, è consigliabile vagliare la possibilità di uno squilibrio fisiologico alla base della sensazione di agitazione. Nonostante lo stress sia un’esperienza che influenzi principalmente la sfera psicologica di chi ne è affetto, alcune condizioni mediche possono causare, direttamente o indirettamente, sintomi del tutto assimilabili a quelli dello stress cronico.

Squilibri ormonali, disbiosi intestinali, stati infiammatori e patologie autoimmuni, possono disturbare il normale equilibrio dei livelli ormonali e la produzione dei neurotrasmettitori, con effetti deleteri sullo stato mentale ed emotivo del soggetto. 

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