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L’alcolismo è un disturbo psicofisiologico caratterizzato da un forte, ricorrente consumo di alcol, e dalla ricerca compulsiva da parte del soggetto che ne è affetto di sostanze alcoliche su base regolare. Il consumo di bevande alcoliche è molto diffuso in ogni cultura. Diversi studi hanno evidenziato come la percentuale di persone che fanno uso di bevande alcoliche almeno una volta nel corso della loro vita sia prossima al 100% in ogni paese industrializzato, con rarissime eccezioni solitamente legate a condizionamenti culturali o religiosi. Tuttavia, con l’aumentare della quantità media giornaliera diminuisce l’incidenza statistica di consumatori. Gli alcolici sono bevande consumate tendenzialmente con moderazione, e specie nelle loro gradazioni più alte il consumo è saltuario.
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L’alcolismo può manifestarsi in molte forme diverse. Sebbene la figura dell’alcolista sia spesso associata a delle rappresentazioni stereotipate, che legherebbero il consumo smodato di alcol ad un’estrazione sociale modesta e ad una totale nonché totalizzante dipendenza dall’alcol, che renda il soggetto incapace di coltivare nella sua vita qualsiasi abitudine che non riguardi l’approvvigionamento di tali bevande, questa rappresentazione non è necessariamente accurata. Così come per i soggetti dipendenti da sostanze stupefacenti, anche chi sviluppa dipendenza da bevande alcoliche può conservare un ampio margine di funzionalità all’interno della propria vita, soprattutto da un punto di vista lavorativo.
Secondo il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, per poter formulare una diagnosi di alcolismo devono essere presenti determinati tratti. In primis, l’abuso di alcol deve essere ricorrente e continuativo per almeno tre mesi. Devono inoltre essere presenti indizi di tolleranza e astinenza dall’alcol, nonché precedenti tentativi infruttuosi di correggere le proprie abitudini di bevitore.
Molta importanza viene inoltre data alla qualità di vita del soggetto. L’effetto delle bevande alcoliche sul corpo umano presenta una grande varianza, e lo stesso quantitativo di alcol può avere effetti significativamente diversi in persone differenti. Così come nella diagnosi di condizioni psichiatriche, il concetto di “disturbo” è legato ad una tangibile interferenza nella quotidianità del soggetto, e la mancata compromissione della funzionalità dell’individuo che assume alcol in quantità superiori a quanto consigliato, allontana la diagnosi di alcolismo. Tuttavia, anche in assenza di una diagnosi il medico può richiedere degli esami di laboratorio per sondare eventuali effetti deleteri dell’alcol sul corpo, con particolare attenzione ai valori della funzionalità epatica, come AST e ALT.
La diagnosi dell’alcolismo è sovente ostacolata dagli stereotipi che si accompagnano ad uno sregolato consumo d’alcol, soprattutto nel sesso femminile. Mentre negli uomini la diagnosi può essere più semplice per via della maggior tendenza a consumare alcol in pubblico, le donne possono adottare abitudini volte a nascondere il proprio consumo di alcol, per via dello stigma sociale solitamente associato alle donne in stato di ebbrezza.
Il consumo di alcol comporta lo sviluppo di tolleranza e successiva dipendenza fisica dalle stesse bevande alcoliche, elementi che in soggetti predisposti possono pregiudicare la capacità degli stessi di controllare il consumo di alcol. Un utilizzo smodato di alcol che si protragga nel tempo, può portare allo sviluppo o alla slatentizzazione di una serie di condizioni cliniche, fra cui numerose epatopatie (come la cirrosi epatica), pancreatite, polineuropatia, e diverse cardiomiopatie. L’abuso di alcol può inoltre determinare un minor assorbimento delle sostanze nutritive durante la digestione, portando (anche in soggetti con un’alimentazione normale) a carenze nutrizionali.
L’impatto delle bevande alcoliche sul fegato è in larga parte dovuto all’etanolo e al suo metabolismo. L’etanolo è soggetto ad ossidazione da parte dell’alcol deidrogenasi, che lo riduce ad acetato. Questo composto va ad interferire con il metabolismo del ciclo di Krebs, portando ad un aumento dei lipidi nella regione epatica con conseguente ostruzione della circolazione sanguigna locale e proliferazione di radicali liberi.
L’alcolismo si accompagna spesso a disturbi psichiatrici descritti nel Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali, come ansia e depressione, attacchi di panico, psicosi e stati confusionali, nonché sindrome cerebrale organica e disturbi ossessivo compulsivi.
In sede clinica, è compito del curante analizzare con attenzione la storia clinica del paziente, per inquadrare le manifestazioni psichiatriche nel giusto contesto. Sebbene l’abuso di alcol nel lungo termine possa portare allo sviluppo di patologie psichiatriche, molto spesso l’alcolismo è il riflesso di un meccanismo di compensazione utilizzato per far fronte ad un disagio psicologico preesistente. Il consumo di bevande alcoliche porta generalmente ad uno stato di rilassatezza, disinibizione sociale ed euforia, e in alcuni soggetti affetti da ansia o depressione gli effetti lenitivi dell’alcol su questi disturbi mentali possono propiziare un consumo ripetuto di bevande alcoliche, fino a rendere il soggetto dipendente dalle stesse.
Se l’alcolista può conservare una notevole funzionalità da un punto di vista lavorativo, è più raro che l’abuso di alcol non abbia dei risvolti negativi da un punto di vista sociale. Il consumo di alcol è associato a marcate modifiche comportamentali, e la disinibizione sociale che si accompagna agli stati di ebbrezza può portare il soggetto ad assumere dei comportamenti lesivi al normale equilibrio delle sue relazioni interpersonali. L’alcolismo è solitamente associato ad una ridotta qualità delle relazioni personali, e le coppie con un soggetto affetto da alcolismo hanno più probabilità di divorzio rispetto alla media. L’alcol è inoltre associato ad un aumento del rischio di violenza domestica.
Le cause dell’alcolismo non sono ancora chiare, e le ricerche condotte fino ad oggi non hanno saputo individuare i meccanismi alla base delle diverse risposte soggettive al consumo di alcol. Sebbene si pensi che la maggior parte dei soggetti affetti da alcolismo possa presentare delle predisposizioni genetiche (come la presenza dell’allele A1 al polimorfismo DRD Taql), in sede terapeutica il trattamento mira ad individuare cause di distress nella vita del soggetto, spesso partendo dal presupposto che il consumo di alcol sia un meccanismo di compensazione piuttosto che una naturale tendenza presente in alcuni soggetti.
Il soggetto affetto da alcolismo ha a disposizione numerose opzioni terapeutiche per il trattamento del suo disturbo. La maggior parte degli interventi terapeutici mira a diminuire (solitamente con una certa gradualità) l’assunzione di alcolici tramite modifiche allo stile di vita.
Sebbene sia teoricamente possibile “rieducare” una persona con problemi di abuso d’alcol al consumo di quantità moderate di alcolici, nel caso di alcolismo grave è solitamente consigliabile arrivare nel tempo ad una sospensione totale del consumo di alcol.
Il soggetto affetto da alcolismo può cercare aiuto in strutture appositamente pensate per l’accoglienza e il supporto a persone che vogliano correggere le proprie abitudini di bevitori, come le cliniche per la disintossicazione.
Il trattamento dell’alcolismo deve tenere in considerazione la storia del paziente e le modalità d’esordio della patologia. E’ compito del curante liberare il campo da ogni possibile bias che tenti di incasellare il paziente nei tratti stereotipati dell’alcolista. Sebbene la maggior parte dei soggetti che fanno un uso eccessivo di alcol presentino delle storie simili, è piuttosto comune che l’alcolismo possa presentarsi come fenomeno transitorio, solitamente successivo ad un periodo di stress, ad un forte trauma, o come strategia di coping per sindromi depressive e/o ansiose. In questi casi, e specie in assenza di:
è consigliabile affrontare i motivi di stress o disagio nella vita del soggetto, ritenendoli alla base dell’abitudine di consumare alcol. In questi casi, la sola terapia cognitivo comportamentale può risultare risolutiva, e il soggetto in grado di tornare ad una normale assunzione di bevande alcoliche, eliminandone l’abuso.
Nei casi di alcolismo indotto da ansia o depressione in cui il paziente si dimostri resistente al solo approccio cognitivo comportamentale, il curante può suggerire l’introduzione di un sostegno farmacologico solitamente rappresentato da farmaci antidepressivi e/o ansiolitici, come benzodiazepine ed inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina.
Nei casi in cui il soggetto si dimostri incapace di rimodulare le proprie abitudini di bevitore, e specie quando esse vadano ad influire negativamente sulla sua vita, è consigliabile procedere immediatamente con una rapida diminuzione dell’assunzione di alcol.
Così come nei casi di dipendenza da sostanze stupefacenti e sostanze psicoattive in generale, anche nei casi di alcolismo conclamato la sospensione dell’alcol può dare luogo al fenomeno dell’astinenza, con relative manifestazioni sintomatiche. Le bevande alcoliche portano ad una sovrastimolazione del recettore GABAA, che esercita principalmente un’azione depressiva sul sistema nervoso centrale. La ripetuta stimolazione di questi recettori porta alla loro desensibilizzazione e diminuzione in numero, entrambi meccanismi alla base della dipendenza fisica. Segni distintivi dell’astinenza da alcol sono:
La maggior parte dei sintomi tende a rientrare in un lasso di tempo compreso fra 1 e 3 settimane. Tuttavia, le manifestazioni psichiatriche possono impiegare mesi o addirittura anni prima di scomparire.
Studi recenti hanno dimostrato come l’esperienza dell’astinenza e i vari sintomi fisici/mentali ad essa associati, siano responsabili per la maggior parte dei fallimenti nel tentare di abbandonare o diminuire il consumo di bevande alcoliche. Per aiutare quindi il soggetto nel gestire i sintomi dell’astinenza e diminuirne la sintomatologia, il medici curanti possono suggerire l’impiego di diversi farmaci, fra cui il Sodio oxibato, il Naltrexone, il Calcio carbimide, il Disulfiram, l’Acamprosato, integratori di Tiamina (Vitamina B1).
L’utilizzo di psicofarmaci nella gestione dell’astinenza è un argomento ancora controverso. Sebbene la pratica medica abbia portato a concludere che le benzodiazepine possano aiutare a contrastare ansia e insonnia, solitamente annoverati fra i sintomi dell’astinenza, è stata notata una percentuale di recidive maggiore nei soggetti in riabilitazione in cui l’utilizzo di questi farmaci si protragga nel tempo.
Come già accennato nei paragrafi precedenti, l’abuso di alcol non ha necessariamente un carattere cronico, e un soggetto bevitore può accompagnare lunghi periodi di moderata assunzione di alcol a lassi di tempo più o meno lunghi in cui il suo comportamento soddisfi i criteri per la diagnosi di alcolismo. Uno studio del 2002 del National Institute on Alcohol and Abuse and Alcoholism, ha stimato una probabilità di remissione totale dei sintomi di alcolismo fra il 30 ed il 45%.
Cause e trattamento dell’intossicazione da alcol in italia
Nei soggetti che non riescano a correggere le proprie abitudini di bevitori, il danno fisiologico è virtualmente inevitabile. La compromissione della funzionalità epatica è solitamente la prima manifestazione visibile, ma la causa di morte più comune fra chi fa abuso di bevande alcoliche rimangono le complicazioni cardiovascolari. I tassi di suicidio sono inoltre superiori fra gli alcolisti rispetto a chi non fa uso di alcol.
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