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Il disturbo disforico premestruale (PMDD) è caratterizzato dalla comparsa di sintomi fisici e psicologici durante la fase luteale del ciclo mestruale. In particolare, la condizione si distingue dalla classica sindrome premestruale per l’intensità e la tipologia dei sintomi (con maggiore incidenza di quelli di tipo umorale). La sintomatologia è così severa da impedire alla donna di gestire in modo adeguato le relazioni familiari o sociali, nonché di svolgere le normali attività quotidiane, come andare al lavoro. Il disturbo disforico premestruale può essere causato da diversi fattori, tra cui variazioni nella chimica del cervello, predisposizione genetica, eventi traumatici o stressanti e cambiamenti ormonali.

Il PMDD è un disturbo da non sottovalutare, in quanto può avere serie ripercussioni sulla vita della donna, ma che va trattato adeguatamente. La terapia d’elezione, infatti, è basata sulla combinazione di farmaci e interventi psicologici. In questo articolo, scopriremo cos’è il PMDD, quali sono i sintomi, le cause e le varie tipologie di trattamento.

Il PMDD (disturbo disforico premestruale) è una forma grave di sindrome premestruale, che colpisce circa il 3-8% della popolazione femminile in età fertile. Infatti, sindrome premestruale sintomi fisici e psicologici, come senso di gonfiore, tensione al seno, dolore alla schiena e quant’altro, risultano molto più intensi nel disturbo disforico premestruale e si focalizzano particolarmente sulla componente umorale. A tal proposito, i sintomi legati all’umore, come irritabilità, labilità affettiva, tristezza intensa, umore depresso e molti altri, risultano così intensi da compromettere l’attività lavorativa e sociale, nonché le relazioni interpersonali.

È importante non confondere la sindrome premestruale con il disturbo disforico premestruale, in quanto si tratta di una condizione diagnosticabile, che non deve essere sottovalutata. Il PMDD, infatti, può avere serie ripercussioni sulla vita della donna e, persino, essere pericoloso per la sua incolumità. A breve ne vedremo il motivo.

I sintomi del disturbo disforico premestruale, in genere, iniziano nella fase luteale (ossia dopo l’ovulazione) e scompaiono poco dopo l’inizio delle mestruazioni. Possono durare circa 6 giorni, ma possono iniziare anche una o due settimane prima delle mestruazioni. In genere, la sintomatologia di grave intensità si manifesta due giorni prima l’inizio del periodo. I sintomi del PMDD possono essere sia di natura fisica, che psicologica e comportamentale. Tra questi, possiamo menzionare:

  • Sintomi fisici:
    • Dolore alle articolazioni e ai muscoli;
    • Mal di testa;
    • Affaticamento;
    • Vampate di calore;
    • Tensione al seno;
    • Aggravamento dell’acne;
    • Aumento di peso (dovuto alla ritenzione idrica);
    • Gonfiore addominale;
    • Scarsa energia;
    • Crampi;
    • Dolore diffuso;
    • Disturbi gastrointestinali, come nausea, vomito, costipazione e diarrea;
    • Sensazione di pressione nel bacino;
    • Vertigini e svenimento;
    • Infiammazione della pelle con prurito;
    • Intolleranza all’alcol.
  • Sintomi psicologici, emotivi e comportamentali:
    • Ansia;
    • Depressione pre-ciclo;
    • Senso di sconforto o di smarrimento;
    • Tensione;
    • Cambiamenti della libido;
    • Sentirsi fuori controllo;
    • Isolamento sociale;
    • Tristezza pre-ciclo;
    • Difficoltà di concentrazione;
    • Nervosismo;
    • Scarsa immagine di sé;
    • Predisposizione al conflitto con le altre persone;
    • Problemi nelle relazioni interpersonali;
    • Attacchi di panico;
    • Mancanza di interesse per le attività quotidiane o le relazioni sociali;
    • Crisi di pianto;
    • Sbalzi d’umore;
    • Irritabilità;
    • Rabbia;
    • Variazioni dell’appetito;
    • Abbuffate;
    • Desiderio di determinati tipi di alimenti;
    • Pensieri suicidari (per tale motivo, il disturbo disforico premestruale non va assolutamente sottovalutato o trascurato, ma necessita di un trattamento adeguato e tempestivo);
    • Problemi del sonno, come l’insonnia.

Disclaimer: le informazioni riguardanti PMDD sintomi non sono necessariamente esaustive.

Le cause del PMDD non sono ancora del tutto chiare. Tuttavia, gli esperti credono che possano influire i seguenti fattori:

  • Cambiamenti ormonali: i sintomi possono essere dovuti alle fluttuazioni cicliche ormonali e, in genere, tendono a scomparire con la gravidanza e la menopausa;
  • Cambiamenti chimici del cervello: le alterazioni di alcune sostanze chimiche del cervello, come la serotonina (un neurotrasmettitore fondamentale nella regolazione dell’umore), possono contribuire alla comparsa dei sintomi. Per esempio, bassi livelli di serotonina possono influire sulla depressione mestruale e altri sintomi, come la stanchezza, la voglia di determinati alimenti e i disturbi del sonno;
  • Depressione: alcune donne con PMDD grave presentano una depressione non diagnosticata. Tuttavia, la sola depressione non è responsabile di tutti i sintomi della sindrome.

Inoltre, tra i fattori predisponenti al PMDD, possiamo citare:

  • Ansia o depressione;
  • Sindrome premestruale;
  • Familiarità e genetica: se la donna ha un parente stretto con sindrome premestruale, PMDD o altri disturbi dell’umore ha maggiori probabilità di soffrirne a sua volta;
  • Storia personale di traumi, abusi o altre esperienze particolarmente stressanti.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), nel quale il disturbo disforico premestruale è stato inserito sotto la categoria dei disturbi depressivi, deve soddisfare i seguenti criteri per essere diagnosticato:

  • Criterio A: devono essere presenti almeno cinque sintomi nella settimana precedente le mestruazioni, che migliorano a distanza di pochi giorni dal ciclo e scompaiono o si riducono al minimo nella settimana successiva le mestruazioni. Questi sintomi devono essere presenti per la maggior parte dei cicli (almeno due).
  • Criterio B: deve essere presente uno o più dei seguenti sintomi:
    • Marcata irritabilità, rabbia o aumento dei conflitti personali;
    • Labilità affettiva, come sbalzi d’umore, sentirsi tristi improvvisamente, tendenza al pianto, sensibilità al futuro, ecc.;
    • Umore depresso, sentimenti di disperazione o pensieri autocritici;
    • Ansia marcata e tensione.
  • Criterio C: in combinazione con i sintomi del punto B, devono essere presenti uno o più dei seguenti sintomi (per un totale di almeno 5):
    • Scarso interesse per le attività solitamente piacevoli, come lavoro, scuola, hobby, attività sociali, ecc.;
    • Difficoltà di concentrazione;
    • Stanchezza, letargia, affaticamento o mancanza di energia;
    • Cambio delle abitudini alimentari, come per esempio mangiare in eccesso o forte desiderio di cibi specifici;
    • Disturbi del sonno, come insonnia o ipersonnia;
    • Senso di sopraffazione o sentirsi fuori controllo;
    • Sintomi fisici, come tensione al seno, dolore articolare o muscolare, sensazione di gonfiore, indolenzimento o aumento di peso.

Inoltre, per essere diagnosticato il PMDD, i sintomi non devono essere l’esacerbazione di un’altra condizione medica (come depressione maggiore, disturbo di panico, distimia, disturbo di personalità, ecc.). La sintomatologia, infine, deve recare disagio clinicamente significativo o compromettere le normali attività quotidiane, come andare al lavoro, a scuola, partecipare ad attività sociali o influenzare negativamente le relazioni interpersonali.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi necessariamente esaustive.

Considerando che alcuni sintomi del disturbo disforico premestruale, come nervosismo, depressione, ansia, umore labile e quant’altro, sono gli stessi di altre condizioni psichiatriche, per arrivare alla corretta diagnosi, è necessario escludere tali patologie mediante la diagnosi differenziale. Quindi, come capire se i sintomi che avverte la donna sono dovuti al PMDD o ad un’altra condizione pre-esistente? La chiave sta nel constatare se tali sintomi si presentano solo durante la fase luteale oppure se persistono anche oltre tale periodo.

Per esempio, alcune diagnosi differenziali possono essere eseguite tenendo in considerazione i seguenti disturbi:

  • Disturbo depressivo maggiore: la sintomatologia della depressione include umore basso, anedonia, alterazioni dell’appetito, disturbi del sonno, difficoltà di concentrazione, pensieri suicidari e quant’altro. Non è raro che il PMDD e il disturbo depressivo maggiore possano coesistere.
  • Disturbo d’ansia generalizzato: i sintomi dei disturbi d’ansia possono includere agitazione, palpitazioni, paura intensa e irrazionale, strategie di evitamento e quant’altro. L’ansia cronica o legata ad un certo tipo di situazione non varia con le diverse fasi del ciclo mestruale. Tuttavia, i due disturbi possono coesistere.

Altri disturbi psichiatrici per cui si rivela necessario porre in essere una diagnosi differenziale includono:

  • Disturbi dell’umore;
  • Distimia;
  • Altre forme di depressione, come la depressione atipica, i disturbi depressivi stagionali, la depressione pre- e post-parto, la depressione perimenopausale, ecc.

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A seguito della corretta diagnosi, è possibile trattare il disturbo disforico premestruale mediante l’utilizzo di farmaci. La terapia farmacologica che ha dato prova di essere quella più efficace è quella a base di antidepressivi (tuttavia, è bene sottolineare che non sempre sono efficaci contro i sintomi fisici del PMDD). In particolare, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI). A differenza dei disturbi depressivi, questi farmaci, nel quadro clinico del PMDD, non devono essere assunti tutti i giorni, ma solo durante la fase luteale per gestirne i sintomi. Questo trattamento può ridurre anche del 50% la gravità dei sintomi. Anche gli inibitori della ricaptazione della serotonina e noradrenalina (SNRI) hanno dato prova della loro efficacia nel ridurre la severità del disturbo disforico premestruale. Un altro possibile trattamento farmacologico è rappresentato dal contraccettivo orale.

Per quanto riguarda la psicoterapia, invece, l’approccio più efficace risulta essere la terapia cognitiva-comportamentale. Grazie a questi interventi, le donne con PMDD sono maggiormente in grado di riconoscere e modificare le problematiche correlate al disturbo, come schemi di pensiero e di comportamento tipici della condizione, che interferiscono con il corretto funzionamento del soggetto. La terapia psicologica, inoltre, va eseguita in combinazione con la terapia farmacologica, per assicurare una migliore efficacia di entrambi i trattamenti.

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Oltre alla terapia farmacologica e alla psicoterapia, esistono altri accorgimenti che la donna con disturbo disforico premestruale può attuare per una migliore gestione dei sintomi. Tra questi, vi sono:

  • Tecniche di rilassamento: lo stress intenso è una componente che può contribuire all’insorgenza del disturbo, motivo per cui si rivela indispensabile imparare a gestirlo. A tal proposito, praticare le tecniche di rilassamento può aiutare a ridurre la tensione e calmare i sintomi ansiosi. Tra queste, vi sono, per esempio, lo yoga, la mindfulness, la meditazione, la respirazione profonda e quant’altro.
  • Esercizio fisico: gli squilibri di alcune sostanze chimiche del cervello, come la serotonina, possono favorire la condizione. Per questo, fare esercizio fisico regolare (bastano anche solo 10-20 minuti al giorno) può aiutare a migliorare l’umore, in quanto permette il rilascio di endorfine.
  • Alimentazione: anche curare la dieta può rappresentare un valido aiuto in caso di PMDD. Può essere utile ridurre l’assunzione di caffeina o altri stimolanti e aumentare i cibi che contengono magnesio e vitamina B6. Tali cambiamenti nell’alimentazione possono contribuire a ridurre i sintomi del disturbo. Inoltre, è bene anche cercare di resistere al desiderio di abbuffarsi o mangiare senza controllo. Ad ogni modo, se non si può evitare, è meglio preferire alimenti sani, che contengono vitamine e minerali.
  • Antidolorifici da banco: per aiutare a gestire i sintomi fisici del disturbo disforico premestruale, è possibile assumere farmaci da banco. Questi antidolorifici possono contribuire alla riduzione di crampi, mal di testa, tensione mammaria, dolore alla schiena e quant’altro.
  • Integratori alimentari: anche gli integratori vitaminici o di erbe possono aiutare a ridurre la severità della sintomatologia. Tali sostanze includono, per esempio, la vitamina B6, il magnesio, il triptofano e il calcio. Prima di assumere qualsiasi integratore, si consiglia di consultare il proprio medico curante.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive. Inoltre, non intendono in alcun modo sostituirsi al parere medico.

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