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Gli antidepressivi non sono farmaci che causano dipendenza. Tuttavia, vanno scalati gradualmente per evitare di incorrere nella cosiddetta “sindrome da sospensione di antidepressivi”. Si tratta di una condizione che comporta la comparsa di sintomi spiacevoli, simil-astinenziali. La sospensione graduale degli antidepressivi è un processo che richiede una pianificazione attenta e su misura del paziente. Infatti, il piano di sospensione viene personalizzato in base alla durata della terapia, al tipo di farmaco assunto e alla risposta del soggetto.

Inoltre, il periodo di interruzione graduale prevede supporto medico e psicologico continuo, per minimizzare i sintomi e gli effetti collaterali che ne conseguono. In questo articolo, esploreremo i vari metodi per smettere di assumere gli antidepressivi in modo sicuro ed efficace.

Gli antidepressivi sono psicofarmaci che agiscono direttamente sul sistema nervoso centrale (SNC) e vengono impiegati per trattare i disturbi dell’umore, come la depressione, i disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo compulsivo e altre condizioni psichiatriche, ma anche per gestire il dolore cronico neuropatico. Esercitano la propria azione terapeutica alterando i livelli di determinati neurotrasmettitori a livello cerebrale, come la serotonina, la noradrenalina e, talvolta, la dopamina. Nonostante siano considerati dei farmaci piuttosto sicuri, che non creano dipendenza fisica o psicologica, la brusca interruzione degli antidepressivi può comportare la comparsa della sindrome di sospensione, che può provocare l’insorgenza di sintomi spiacevoli (simil-astinenziali) o il peggioramento della condizione. Per tale motivo, gli esperti prescrivono una sospensione graduale, che deve essere eseguita sotto stretto controllo medico.

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Smettere di prendere gli psicofarmaci non è una cosa che si può fare da soli. Infatti, per via della loro composizione e dei distretti su cui agisce il loro meccanismo d’azione, una sospensione improvvisa potrebbe causare la comparsa della sindrome di astinenza. Vi sono diverse classi di psicofarmaci, ognuna con le proprie caratteristiche e funzionalità. Per questo, non è possibile generalizzare sulle modalità di sospensione degli psicofarmaci. Al contrario, è necessario affidarsi al proprio medico curante. Infatti, sarà lo specialista a determinare la posologia corretta per sospendere l’assunzione di psicofarmaci, cosicché avvenga in modo sicuro, riducendo il rischio di ricadute o di comparsa di sintomi di astinenza. La regola fondamentale è che gli psicofarmaci non vanno interrotti bruscamente o all’improvviso, ma vanno scalati gradualmente, sotto stretta supervisione medica.

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La sospensione graduale degli antidepressivi è un processo complesso, che deve essere eseguito sotto la stretta supervisione dello specialista. Per ridurre al minimo la possibilità di comparsa di effetti spiacevoli, è indispensabile che il medico curante predisponga un piano accurato e su misura del paziente e dell’antidepressivo specifico che sta assumendo. Infatti, non tutti gli antidepressivi sono uguali. Alcuni possono essere scalati più velocemente di altri. Per esempio, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), avendo un’emivita più lunga, possono essere scalati più facilmente rispetto a quelli con emivita più breve.

Oltre a considerare le caratteristiche farmacologiche dell’antidepressivo, è indispensabile prestare attenzione anche alla risposta del paziente. Ogni persona ha una risposta unica al farmaco e, per tale motivo, la personalizzazione del piano di sospensione si rivela ancora più importante. Per esempio, alcuni soggetti possono tollerare una scalatura più rapida, mentre altri hanno bisogno di più tempo e di una riduzione ancora più lenta e graduale. È, quindi, chiaro come un monitoraggio continuo da parte dello specialista e un eventuale adattamento della terapia (in funzione alla risposta del paziente) sia la chiave per una sospensione sicura, che minimizzi il rischio di ricadute o di sintomi da sospensione.

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Come abbiamo visto, sospendere la pillola all’improvviso può causare la sindrome da sospensione da antidepressivi. Per questo, in genere, si opta per le seguenti metodologie:

  • Tapering: consiste nel ridurre la dose del farmaco in modo incrementale e sistematico. Questo approccio consente all’organismo di adattarsi alla sospensione del medicinale, riducendo il rischio di comparsa di effetti spiacevoli. Per esempio, il medico potrebbe consigliare di ridurre la dose del 10% ogni 2 settimane, monitorando i sintomi e adattando il piano terapeutico alla risposta del paziente. Come abbiamo già menzionato, la personalizzazione del piano di sospensione è indispensabile per un’interruzione sicura del medicinale.
  • Uso di formulazioni a rilascio prolungato: questa tipologia di antidepressivo permette di rilasciare il farmaco lentamente nell’organismo, così da favorire una riduzione più graduale. Questo approccio si rivela particolarmente utile nella sospensione di antidepressivi con emivita breve, i quali con altri metodi di sospensione potrebbero causare fluttuazioni importanti nel sangue ed effetti collaterali più accentuati.

Oltre alla sospensione farmacologica graduale, è possibile affiancare una disintossicazione naturale da psicofarmaci grazie alla psicoterapia. La fase di scalatura degli antidepressivi può essere stressante e causare stati ansiosi nel paziente. Per tale motivo, gli esperti consigliano un percorso psicologico che possa aiutarlo a gestire i sintomi emotivi e comportamentali che si ritroverà ad affrontare in questo periodo. L’approccio d’elezione è la terapia cognitivo-comportamentale che mira a identificare gli schemi di pensiero e di comportamento distorti, per poi trasformarli in altri più sani e funzionali.

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Nonostante gli antidepressivi non causino veri e propri sintomi di astinenza, è possibile che il paziente sperimenti sintomi da sospensione (anche nel caso in cui questa avvenga in modo graduale). Tra questi, vi sono:

  • Sintomi simil-influenzali, come:
    • Dolori articolari e muscolari;
    • Febbre;
    • Sudorazione fredda;
    • Naso che cola;
    • Irritazione oculare.
  • Mal di testa o emicrania;
  • Vertigini;
  • Scarsa coordinazione motoria;
  • Sensazione di mal di mare;
  • Rigidità articolare o muscolare;
  • Intorpidimento o sensazione di bruciore;
  • Crampi e contrazioni muscolari;
  • Tremori;
  • Movimenti incontrollabili della bocca;
  • Formicolio;
  • Soglia del dolore più bassa;
  • Difficoltà a stare fermi;
  • Visione offuscata;
  • Ipersensibilità alla luce o ai rumori;
  • Ronzio nelle orecchie o acufene;
  • Linguaggio confuso;
  • Alterazione del gusto e dell’olfatto;
  • Eccessiva salivazione;
  • Disturbi gastrointestinali, come:
    • Nausea;
    • Vomito;
    • Diarrea;
    • Dolore addominale;
    • Gonfiore;
    • Aumento o diminuzione dell’appetito.
  • Disturbi del sonno, come:
    • Difficoltà di addormentamento;
    • Insonnia;
    • Frequenti risvegli notturni;
    • Incubi o sogni intensi.
  • Attacchi d’ansia o di panico;
  • Agitazione;
  • Dolore toracico;
  • Respirazione superficiale;
  • Palpitazioni;
  • Sensazione di alienazione e irrealtà;
  • Allucinazioni visive o uditive;
  • Irritabilità o aggressività;
  • Ideazione suicidaria;
  • Autolesionismo;
  • Confusione;
  • Scarsa concentrazione;
  • Perdita di memoria;
  • Disfunzioni sessuali;
  • Stanchezza o irrequietezza.

Inoltre, la sospensione di antidepressivi può dar luogo al cosiddetto “effetto rebound” (ossia, la comparsa di sintomi da rimbalzo). Si tratta di una condizione in cui il paziente sperimenta la ripresa dei sintomi originari per cui aveva iniziato la terapia, ma con un’intensità maggiore. Per esempio, se il paziente aveva iniziato una terapia con antidepressivi per trattare la depressione, una volta sospeso il farmaco, la depressione potrebbe tornare rapidamente. In genere, tali sintomi compaiono 36-96 ore dopo aver sospeso il farmaco e possono durare fino a 6 settimane. Tuttavia, si tratta di sintomi reversibili, che non causano danno permanente. Come già menzionato, i sintomi da sospensione devono essere monitorati attentamente dallo specialista e possono essere alleviati con appositi interventi farmacologici e psicoterapeutici.

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La ricaduta di depressione può verificarsi in due modi:

  • A seguito dell’interruzione del farmaco (come abbiamo già accennato, il cosiddetto effetto “rebound”);
  • Durante la terapia con antidepressivi, dopo i primi 6 mesi di trattamento.

I principali segnali di una ricaduta includono:

  • Perdita di interesse o mancanza di piacere;
  • Perdita di motivazione;
  • Apatia;
  • Irritabilità;
  • Cambiamenti di umore, senza causa apparente;
  • Calo della libido;
  • Isolamento sociale;
  • Difficoltà a portare a termine compiti semplici (come farsi la doccia, lavarsi i denti o vestirsi);
  • Cambiamenti nel ritmo del sonno;
  • Bruschi cambiamenti di peso (aumento o perdita);
  • Sentirsi senza uno scopo o senso di inutilità.

La durata di una ricaduta può variare da persona a persona, in base alle peculiarità del paziente, al tipo di farmaco, alla durata del trattamento e al motivo della ricomparsa dei sintomi depressivi (per esempio, se causata dall’interruzione del farmaco o se si verifica durante il trattamento con antidepressivi). In alcuni casi, può durare qualche giorno o qualche settimana, per poi risolversi spontaneamente. In altri, invece, è indispensabile cambiare il tipo di terapia.

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Durante il periodo di sospensione da antidepressivi, può essere utile tenere un diario in cui annotare tutti i sintomi fisici, psicologici, emotivi e comportamentali che si sperimentano. Questo aiuterà il medico a comprendere la gravità e la frequenza di tali sintomi, in modo che possa poi correggere il piano di sospensione. Oltre a ciò, esistono una serie di rimedi che possono aiutare il paziente ad affrontare il periodo di sospensione. Per esempio:

  • Farmaci per gestire i sintomi spiacevoli: se il paziente sperimenta effetti collaterali particolarmente fastidiosi, come problemi gastrointestinali, mal di testa e quant’altro, il medico può prescrivergli farmaci da banco per attenuare tali sintomi.
  • Rimedi naturali: il medico può consigliare anche dei rimedi naturali per gestire tali sintomi. Per esempio, la melatonina per favorire il sonno o gli integratori di magnesio per i fastidi muscolari. È bene ricordare che il paziente non deve assumere farmaci o prodotti naturali senza prima consultare il medico. È importante che sia il medico ad analizzare il quadro clinico del paziente, per poi eventualmente consigliare un trattamento specifico.
  • Modificare la dieta: sembrerebbe che la dieta mediterranea, ricca di frutta e verdure fresche, contribuisca a migliorare la salute mentale, rispetto a un’alimentazione basata su cibi raffinati o industriali, carboidrati e grassi. Tuttavia, prima di modificare la propria dieta, è bene consultare il proprio medico.
  • Esercizio fisico: fare esercizio fisico regolarmente aiuta a ridurre i sintomi depressivi, nonché aumenta l’energia e la motivazione.
  • Terapie alternative: il paziente può prendere in considerazione anche delle terapie alternative, come l’agopuntura, per gestire i sintomi da sospensione. Prima, però, deve sempre consultare il proprio medico curante.
  • Yoga e mindfulness: le varie tecniche di rilassamento e la mindfulness possono aiutare il paziente ad affrontare la sospensione con maggiore calma e consapevolezza.

I rimedi per affrontare il periodo di sospensione sono molteplici. Tuttavia, è fondamentale consultare il proprio medico curante, prima di iniziare qualsiasi trattamento o di modificare le proprie abitudini.

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