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Modificato e recensito medico da THE BALANCE Squadra
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I bias cognitivi sono costrutti che derivano da percezioni errate della realtà, in quanto interpretata in maniera soggettiva e non oggettiva, in base a esperienze passate o al contesto in cui viviamo. Esistono diversi tipi di bias cognitivi che, essendo pensieri che formuliamo in automatico, senza ricorrere alla critica o alla razionalità, possono condurre a errori di valutazione nella vita di tutti giorni e portarci a prendere decisioni frettolose e/o sbagliate. In questo articolo, scopriremo cosa sono i bias cognitivi, quali sono le diverse categorie, come si sviluppano e quali sono le differenze con le euristiche.

I bias cognitivi sono considerati errori di valutazione o pregiudizi, che si originano da processi mentali automatici. Essi vengono utilizzati per prendere decisioni velocemente (come una sorta di scorciatoie mentali), ma non essendo soggetti a critica o giudizio, conducono a valutazioni errate. I bias cognitivi impattano sulla quotidianità di ogni individuo, a livello decisionale e comportamentale, ma anche a livello dei processi di pensiero. Queste distorsioni spingono le persone a ricreare una versione soggettiva della realtà, le quali prendono decisioni in base alle proprie mappe mentali, che possono condurre a stereotipi o pregiudizi.

Esistono centinaia di bias cognitivi, che possono essere suddivisi in quattro macroaree. Di ciascuna, vedremo nel dettaglio i più comuni:

1° categoria: bias che ci permettono di evitare il sovraccarico di informazioni

Questa categoria di bias ci aiuta a dare maggiore senso al mondo, non nel senso di dare risposta alle domande esistenziali di cui, per natura, l’uomo è avvezzo, ma di dare spiegazione agli eventi che ci circondano. In questa categoria, rientrano:

  • Hindsight Bias: anche detto bias del senno di poi, indica la tendenza a pensare a un evento già accaduto come prevedibile, anche se non vi siano prove che possano confermarlo;
  • Endowment Effect: indica la tendenza a valutare le persone che conosciamo in modo più positivo rispetto a quelle che non conosciamo, nonostante non abbiamo prove a favore della nostra scelta;
  • Effetto alone: indica la tendenza che abbiamo di credere, per esempio, che, se una persona è bella, è anche intelligente.

Di questa categoria fanno parte anche:

  • Gender bias;
  • Recency bias;
  • In group bias;
  • Self-serving bias;
  • Bias dell’autonomia;
  • Bias di disponibilità;
  • Bias di attribuzione;
  • Causality bias.

2° categoria: bias che ci aiutano a filtrare le informazioni

Il nostro cervello viene, ogni giorno, sottoposto a numerosi stimoli e viene bombardato da migliaia di informazioni. Alcuni bias cognitivi hanno la funzione di filtrarle. In questa categoria, rientrano:

  • Bias dell’attenzione selettiva: indica la tendenza a focalizzarci su determinate informazioni e a trascurarne altre;
  • Bias di conferma: indica la tendenza a considerare solo le informazioni che confermano le nostre convinzioni;
  • Bias di ancoraggio: indica la tendenza a fare affidamento sulle prime informazioni che ci vengono fornite su un dato argomento, le quali plasmano il nostro giudizio e la nostra opinione.

Di questa categoria, fanno parte anche:

  • Selection bias;
  • Bias della negatività;
  • Bias di attribution;
  • Media bias;
  • Bias della disponibilità;
  • Bias della rappresentatività;
  • Bias del sopravvissuto;
  • Bias effetto framing;
  • Coded bias;
  • Bias culturale.

3° categoria: bias che ci suggeriscono cosa tenere in memoria e cosa scartare

Vista l’enorme quantità di informazioni, la terza categoria di bias ci dice cosa dovremmo ricordare, cosa ci potrebbe tornare utile in futuro e cosa, invece, dovremmo dimenticare. La nostra mente non può immagazzinare tutte le informazioni che riceviamo e, per questo, i nostri ricordi spesso risultano incompleti o non del tutto veritieri. In genere, preferiamo ricordare le generalizzazioni, piuttosto che i dettagli specifici e questo, spesso, ci porta a ragionare (erroneamente) per stereotipi. In questa categoria, rientrano:

  • Implicit stereotype: indica la tendenza di attribuire determinate caratteristiche a un individuo appartenente a un determinato gruppo sociale;
  • Bias cryptomnesia: indica la tendenza a riportare alla mente un ricordo che non viene riconosciuto come tale;
  • Peak-end rule: indica la capacità di ricordare solo il momento in cui le nostre emozioni sono al loro picco, sia positivo che negativo, riguardo una precisa esperienza oppure la fine di un’esperienza;
  • Bias dell’effetto primario: indica la tendenza a memorizzare maggiormente le prime informazioni di un evento e a tralasciare quelle successive.

Di questa categoria, possiamo citare anche l’effetto Mandela (o sindrome del falso ricordo) e il generation bias.

4° categoria: bias che ci permettono di agire velocemente, anche quando non abbiamo abbastanza informazioni per prendere la scelta migliore

Nella quarta categoria, rientrano tutti quei bias che ci permettono di prendere una decisione velocemente, anche se non abbiamo la certezza che sia la migliore. Tra questi, possiamo menzionare:

  • Bias di avversione alla perdita (anche detto bias dell’effetto fallacia dei costi irrecuperabili o “sunk cost fallacy”): indica la tendenza a perseverare una scelta non vantaggiosa a causa degli investimenti già fatti e non più recuperabili. Questo bias si basa più sull’aspetto emotivo che logico;
  • Effetto Dunning Kruger: indica il paradosso dell’ignoranza. Questo bias porta a sovrastimare le proprie competenze, quando in realtà non si ha padronanza o adeguata conoscenza dell’argomento in questione;
  • Overconfidence bias: indica la tendenza a confidare eccessivamente nelle nostre valutazioni, abilità o capacità;
  • Bias dello status quo: indica l’avversione al cambiamento e la tendenza a preferire che le cose rimangano così come sono (o che cambino il meno possibile). Si tratta di un pregiudizio verso le situazioni nuove, che ci porta ad assumere una posizione di stallo in presenza di una sofferenza emotiva.

Per citarne altri, in questa categoria rientrano anche l’effetto Pigmalione, l’attrition bias e il bias del pavone.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi esaustive.

Quali sono i meccanismi che innescano i bias? Gli esperti hanno individuato quattro principali necessità per cui il nostro cervello ricorre a queste scorciatoie mentali:

  • Selettività: il cervello è selettivo, in quanto non può immagazzinare tutte le informazioni a cui veniamo esposti ogni giorno. Per questo, ricordiamo determinati fatti, altri li dimentichiamo e altri ancora vengono distorti.
  • Velocità: lo sviluppo dei bias cognitivi e, quindi, degli errori di valutazione può essere dovuto allo stimolo del cervello di agire in fretta. Quando dobbiamo prendere una decisione importante nel minor tempo possibile, il nostro cervello si serve di queste strategie, ma non sempre indicano la scelta migliore.
  • Eccesso di informazioni: questo aspetto riprende il discorso della selettività. Inoltre, gli esperti sostengono che un’eccessiva quantità di informazioni rappresenti per il nostro cervello un sovraccarico di dati, che fatica a gestire e che, di conseguenza, può portare ad errori di valutazione.
  • Scarsità di informazioni: anche nel caso contrario, ossia quando i dati a nostra disposizione non sono sufficienti, la nostra mente può portarci a conclusioni errate.

I fattori che possono contribuire allo sviluppo dei bias cognitivi sono diversi. Tra questi, possiamo menzionare:

  • Evoluzione: nel corso dell’evoluzione, l’uomo ha sviluppato determinati tipi di bias che l’hanno aiutato a sopravvivere in un ambiente ostile e pericoloso. Tra questi, per esempio, vi è il bias dell’attenzione selettiva, che ha permesso ai nostri antenati di prendere decisioni rapide, volte alla propria sopravvivenza.
  • Esperienza individuale: ogni individuo tende a valutare le situazioni che gli si presentano in funzione delle esperienze che ha vissuto in passato. Questo gli permette di adottare gli stessi comportamenti che ha avuto in una situazione analoga precedente. Tuttavia, nel fare ciò, potrebbe omettere dei particolari importanti, che potrebbero fare la differenza nella valutazione di una nuova situazione.
  • Contesto culturale: anche la cultura di appartenenza, le norme e le influenze della società in cui viviamo possono contribuire allo sviluppo di determinati bias cognitivi. Per esempio, siamo più propensi a prendere decisioni in funzione di valori visti come positivi dalla nostra cultura o società, mentre tendiamo a omettere o screditare quei fattori che non appartengono al contesto in cui viviamo. Questo indubbiamente conduce a errori di valutazione della realtà.

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

Esistono determinate tipologie di bias cognitivi presenti nei quadri clinici di diversi disturbi psicologici. Per esempio, i disturbi d’ansia sono caratterizzati da un senso di agitazione, preoccupazione e minaccia, accompagnato da una reazione somatica che mette il corpo in modalità “allerta”. Il disagio psicologico, in questo caso, si presenta in concomitanza con pensieri e valutazioni che fanno credere al soggetto di essere in pericolo, quando in realtà non vi è alcun pericolo reale che minaccia la propria incolumità.

Anche nel quadro clinico degli attacchi di panico sono presenti diversi bias cognitivi. Per esempio, quando la persona ha un attacco di panico, spesso, si focalizza sulle proprie sensazioni corporee (bias dell’attenzione selettiva), come tachicardia, fiato corto, difficoltà respiratorie e quant’altro. Nel fare ciò, non fa altro che cercare segnali di questo malessere (bias di conferma), cosa che accentua ulteriormente l’episodio in corso.

Anche nel disturbo ossessivo-compulsivo è possibile riscontrare la presenza di bias cognitivi. In alcune forme di DOC, il soggetto pone selettivamente l’attenzione sullo stimolo temuto (bias dell’attenzione selettiva), interpretandolo come una conferma dei propri timori (bias di conferma). Per esempio, una persona con un’ossessione per la contaminazione o per lo sporco potrebbe porre l’attenzione selettivamente su qualsiasi macchia presente sul pavimento o su altre superfici e interpretarla come sangue solo perché gli assomiglia.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono da considerarsi necessariamente esaustive.

I bias cognitivi influenzano la nostra capacità di giudizio e impattano sulle decisioni che prendiamo quotidianamente, sui nostri comportamenti e sui nostri processi di pensiero. Sono a tutti gli effetti dei pregiudizi mentali inconsci che possono spingerci a prendere delle decisioni irrazionali e a formulare dei giudizi distorti. Infatti, i bias cognitivi possono influenzare le nostre opinioni su argomenti importanti, come la politica, la religione, la scelta di acquistare determinati prodotti e quant’altro. Alcuni esempi di bias che possono influenzare le nostre scelte nella vita di tutti i giorni includono:

  • Bias di conferma: si verifica quando un individuo cerca, interpreta e valuta le informazioni in modo da confermare le proprie convinzioni o preferenze. Per esempio, se crediamo fortemente in una determinata ideologia politica, tenderemo a informarci e leggere solo fonti che la sostengono, ignorando o screditando quelle contrarie. Oppure, basti pensare alla diatriba sui vaccini. Chi era a favore, tendeva a cercarne i vantaggi; mentre chi ne era contrario, tendeva a cercare i danni causati dal suddetto farmaco.
  • Bias di rappresentatività: si verifica quando una persona giudica una situazione o un evento sulla base della somiglianza con un altro evento o situazione già conosciuto.  Per esempio, se un individuo ha avuto esperienze negative con una persona di un certo sesso o nazionalità, tenderà a credere che tutte le persone di quella categoria siano simili. Oppure, una ragazza che ha conosciuto un ragazzo che potenzialmente sarebbe potuto diventare il suo nuovo fidanzato, perché molto affini, ma che ha deciso di non proseguire la conoscenza, in quanto si chiamava come l’ex.
  • Bias di ancoraggio: si verifica quando ci affidiamo eccessivamente alle prime informazioni o valori che ci vengono forniti, senza esaminare in modo oggettivo tutte le prove a nostra disposizione. Un esempio classico del bias di ancoraggio è quando ci troviamo a trattare sul prezzo di un determinato bene o servizio o quando troviamo un prodotto scontato. Per esempio, se un capo d’abbigliamento del costo di €50 è scontato a €30, siamo propensi a credere che sia un ottimo affare, solo perché abbiamo tenuto in considerazione il prezzo di partenza e non il reale valore del prodotto (che potrebbe anche essere inferiore).
  • Bias del pavone: indica la tendenza a condividere maggiormente i nostri successi, rispetto ai nostri fallimenti. I social network ne sono l’esempio. Infatti, sono pieni di contenuti che mostrano un’immagine positiva di sé e della propria vita (viaggi, feste, amori appassionati, fisici statuari, ecc.).

Disclaimer: le informazioni fornite potrebbero non essere esaustive.

Riconoscere i bias cognitivi è il primo passo per imparare a gestirli. Questo richiede un ragionamento e un’analisi delle valutazioni che poniamo in essere ogni giorno. Quindi, è necessario porre l’attenzione sugli schemi automatici ricorrenti, che ci spingono a selezionare le informazioni a cui siamo sottoposti. Per fare ciò, è necessario:

  • Essere consapevoli che siamo costantemente influenzati da fattori esterni o da esperienze passate;
  • Cercare di prendere decisioni basate su dati oggettivi, anziché su opinioni soggettive;
  • Mettere in discussione le proprie convinzioni e credenze, in quanto potrebbero essere errate;
  • Prendersi del tempo prima di prendere una decisione, per capire se stiamo arrivando a conclusioni affrettate;
  • Cercare di mantenere la mente aperta e valutare idee diverse dalle nostre;
  • Confrontarsi con persone che hanno un modo di pensare diverso dal nostro;
  • Provare a interessarsi a informazioni che contraddicono la nostra posizione.

Disclaimer: le informazioni fornite non sono necessariamente esaustive.

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