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Il pensiero divergente permette di superare il modo di pensare tradizionale e di adottare prospettive non convenzionali, per giungere a soluzioni originali ed innovative. Attraverso un approccio creativo e non lineare, consente di generare alternative valide a problemi complessi. Il pensiero divergente ha una serie di benefici, tra cui l’apertura mentale, l’originalità, lo sviluppo dello spirito critico, la sfida delle supposizioni e quant’altro. In questo articolo, scopriremo le caratteristiche del pensiero divergente, come allenarlo, nonché la differenza con quello convergente.

Il pensiero divergente è una modalità di pensiero che consente di trovare più alternative valide e possibili a una questione, in quanto esplora nuove possibilità e direzioni (multidirezionale), per produrre idee innovative. È un modo di pensare originale e non convenzionale ed è strettamente correlato alla creatività. Esso ci permette di trovare molteplici soluzioni rispetto a quella univoca, che otterremmo utilizzando il pensiero di tipo convergente. A differenza di ciò che spesso si crede, il pensiero divergente è innato. Non è appannaggio solo delle persone creative, intelligenti o dei cosiddetti geni. Basti pensare ai bambini: a questa età, il pensiero divergente è spontaneo e molto sviluppato.

Pensiero divergente e convergente sono due modalità di pensiero diverse, ma allo stesso tempo complementari, che portano alla risoluzione di problemi. Vediamole nel dettaglio:

  • Pensiero convergente: è la modalità di pensiero “standard”, che permette di risolvere un problema in modo razionale e analitico. Questo tipo di pensiero viene associato alla logica e alla linearità. È quello che permette la risoluzione di problemi che ammettono una sola soluzione. Per esempio: “Chi ha inventato l’automobile?” oppure “Quanto fa 1 + 1?”. In questi casi, il pensiero converge verso un’unica soluzione, mentre tutte le altre potrebbero risultare errate. Il pensiero convergente, in genere, viene utilizzato per mettere in atto strategie note e consolidate.
  • Pensiero divergente: è una modalità di pensiero che permette di trovare più soluzioni a uno stesso problema, grazie all’utilizzo della creatività e dell’intuito. Prevede di vedere ciò che ci circonda sotto un altro punto di vista, uscendo dai classici schemi di pensiero, per ideare soluzioni originali ed innovative. Il pensiero divergente viene in nostro aiuto quando ci troviamo di fronte a un nuovo problema, per cui la soluzione è sconosciuta o per cui le procedure che vengono normalmente utilizzate non funzionano. Di fronte a questo tipo di problema, possiamo utilizzare il pensiero divergente, ricorrendo alle nostre facoltà creative.

Come detto inizialmente, queste due tipologie di pensiero sono complementari. Non ce n’è una migliore e un’altra peggiore. Entrambe ci servono, a seconda della situazione in cui ci troviamo. Da un lato, il pensiero convergente ci aiuta a risolvere un problema applicando una strategia conosciuta, a seguito dell’analisi logica, razionale e consequenziale degli eventi. Dall’altro, il pensiero divergente ci permette di uscire dagli schemi, sfidare le convenzioni, trovare nuove soluzioni, formulare nuove idee e adottare prospettive diverse, per giungere a conclusioni originali e innovative.

Utilizziamo questi tipi di pensiero anche nella quotidianità, persino per le attività più banali, come preparare la cena. Per esempio, quando ci accingiamo a preparare un piatto, potremmo seguire rigorosamente la ricetta (pensiero convergente). Ma, se ci accorgessimo di non avere tutti gli ingredienti indicati, allora il pensiero divergente arriverebbe in nostro aiuto e ci spingerebbe a trovare una nuova soluzione. Per esempio, possiamo utilizzare un ingrediente al posto di un altro e scoprire che il piatto rivisitato è comunque delizioso, anche se non si è seguito la ricetta originale.

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Nel 1967, lo psicologo statunitense Joy Paul Guilford elaborò il concetto di pensiero divergente e individuò le seguenti caratteristiche:

  • Fluidità: è un parametro quantitativo, che si riferisce al numero di idee prodotte, senza tenere in considerazione la loro qualità;
  • Flessibilità: indica la capacità di adottare strategie diverse e di passare da un’idea all’altra, senza perdere il filo;
  • Originalità: si riferisce alla capacità di trovare idee originali, insolite e diverse da quelle comuni;
  • Elaborazione: indica la capacità di approfondire e concretizzare la propria idea innovativa;
  • Valutazione: si riferisce alla capacità di individuare, tra tutte quelle pensate, l’idea più adatta allo scopo che si persegue.

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Il pensiero divergente non è una modalità di pensiero che solo alcune persone hanno. Ci sono individui che hanno una spiccata creatività e riescono a formulare idee innovative molto più facilmente e altri che, invece, fanno più fatica. Queste ultime possono allenare la propria mente a pensare “fuori dagli schemi”, grazie agli esercizi che vedremo in seguito.

Nonostante ciò, è bene sottolineare che il pensiero divergente è insito in ognuno di noi.  Tuttavia, il sistema scolastico ha da sempre puntato sullo sviluppo del pensiero convergente. Con ciò, non stiamo dicendo che una tipologia di pensiero è migliore dell’altra, ma che sono complementari e che entrambe vanno valorizzate. Vediamo quali sono i processi psicologici del pensiero divergente:

  • Teoria della connettività: gli studiosi hanno identificato due tipi di reti semantiche. Queste sono:
    • Reti semantiche “ripide”: le persone con questo tipo di reti semantiche tendono ad affidarsi al pensiero logico e lineare;
    • Reti semantiche “piatte”: i soggetti con questo tipo di reti semantiche, invece, riescono a trovare relazioni tra idee e concetti apparentemente scollegati tra loro. Questo le porta a ideare soluzioni ingegnose ed originali. Questo tipo di reti semantiche favorisce il pensiero divergente.
  • Emisfero destro ed emisfero sinistro: la credenza comune per cui l’emisfero destro sia quello creativo, mentre quello sinistro sia quello logico, non è propriamente veritiera, in quanto il cervello va visto come un organo nella sua interezza e, perciò, non lavora a compartimenti stagni. Infatti, quando formuliamo un’idea (sia attraverso il pensiero divergente che convergente), ci serviamo di entrambi gli emisferi. La differenza la fa il modo in cui queste idee vengono collegate tra loro. Le persone più ingegnose, infatti, utilizzano entrambi gli emisferi (non uno solo) mediante un pensiero ad albero.

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Un esempio noto di pensiero divergente è quello del campo da tiro al piattello adiacente al campo da golf. Quando i tiratori colpivano il piattello, pezzi del piattello finivano inevitabilmente nel campo da golf, impedendo alla falciatrice di tagliare il prato. Il pensiero divergente ha portato a una soluzione innovativa: creare dei piattelli fatti di ghiaccio, in modo che i pezzi potessero sciogliersi al sole senza creare problemi sul campo da golf. Questa tipologia di pensiero, come già detto, permette di trovare soluzioni innovative a problemi percepiti come complessi e che non possono essere risolti attraverso il pensiero convenzionale. Tali soluzioni richiedono di uscire dallo schema di pensiero che utilizziamo di solito (quello convergente, che ammette una sola soluzione ad un dato problema).

Basti pensare a qualsiasi invenzione o innovazione nella storia, che ha richiesto che il suo creatore la creasse grazie all’utilizzo del pensiero divergente. Prendiamo, ad esempio, l’invenzione dell’automobile o della lampadina. All’epoca, quando si viaggiava in carrozza, era impensabile poter creare un mezzo che andasse da solo, senza l’ausilio dei cavalli. Allo stesso modo, era impensabile generare luce se non con l’utilizzo di una candela o oggetti simili. Invece, questi innovatori sono riusciti ad uscire dallo schema di pensiero convenzionale, per poter sviluppare idee che hanno segnato svolte storiche.

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Esistono diversi test volti alla valutazione del pensiero divergente. In genere, questi richiedono al soggetto di formulare quante più idee possibili rispetto a uno stimolo specifico, che sia di carattere verbale o grafico. Alcuni tipi di test includono:

  • Test della creatività del pensiero divergente (TCD);
  • Torrance Tests of Creative Thinking (TTCT);
  • Alternative Uses or Consequences;
  • CREA test;
  • Purdue Creativity Test.

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Il pensiero divergente non è una facoltà che appartiene solo ai geni o alle persone considerate “creative”. In realtà, è una caratteristica che tutti noi abbiamo fin dalla nascita. Tuttavia, il pensiero divergente viene poco praticato in favore di quello convergente. Nonostante ciò, esistono delle strategie per allenare la nostra mente a pensare in modo non convenzionale (“Thinking out of the box”, ossia pensare fuori dagli schemi). Per esempio:

  • Brainstorming: consiste nel generare una moltitudine di idee in un periodo di tempo limitato, senza che queste vengano valutate o giudicate a priori. La valutazione delle idee emerse viene effettuata in seconda battuta;
  • Mind o subject mapping: è possibile riordinare le idee che sono emerse nella fase di brainstorming in una mappa grafica;
  • Scrittura libera: possiamo scrivere liberamente tutto ciò che ci viene in mente in merito ad un determinato argomento, in maniera fluida, senza dare importanza alla struttura del testo;
  • Tenere un diario: è possibile scrivere su un diario le idee che ci vengono in mente in modo spontaneo durante la giornata;
  • Tecnica dei sei cappelli di De Bono (De Bono, 1985): è una tecnica che permette di aumentare i punti di vista su un certo argomento, in modo da generare più prospettive differenti per risolvere un determinato problema.

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Esistono diverse tecniche che aiutano a potenziare il pensiero divergente e la creatività. Esse, per esempio, permettono di trovare soluzioni inusuali e non convenzionali a problemi di varia natura. Tra queste, è possibile menzionare:

  • La sinettica: è una tecnica sviluppata dallo psicologo J.J. Gordon e consiste nell’associare idee e concetti che tra loro all’apparenza non hanno alcun tipo di connessione. Il termine “sinettica” significa “unione di elementi diversi”. Attraverso l’uso di analogie, si serve di due principi: rendere usuale ciò che è estraneo e rendere insolito ciò che è familiare. In questo modo, è possibile allenare il pensiero divergente, sviluppare la creatività e trovare soluzioni innovative. Per esempio, alla domanda: “Hai a disposizione uno spazzolino da denti e un bastone, cosa costruiresti?”, associando due oggetti apparentemente slegati tra loro, è possibile arrivare a una soluzione originale e funzionale.
  • La tecnica S.C.A.M.P.E.R.: è stata sviluppata dallo psicologo Bob Eberle e consiste nel trovare idee innovative utilizzando una serie di domande. Le 7 fasi della tecnica, che corrispondono all’acronimo S.C.A.M.P.E.R., includono:
    • Substitute (sostituire): sostituire un elemento della tua idea con qualcos’altro. Quindi, dovresti porti la domanda: “Come potrei sostituire un elemento della mia idea con qualcos’altro di più efficace?”;
    • Combine (combinare): combinare più elementi tra di loro. Quindi, dovresti porti la domanda: “Con quale altro elemento potrei combinare la mia idea?”;
    • Adapt (adattare): adattare un elemento della tua idea a una situazione diversa. Quindi, per esempio, potresti chiederti: “Come utilizzerebbero la mia idea in un altro luogo/contesto/epoca/paese/ecc.?”;
    • Modify (modificare): modificare un elemento dell’idea, un oggetto o una situazione. Quindi, potresti chiederti: “Come posso modificare la mia idea per far sì che risulti più efficace o che sia più impattante?”;
    • Put to other use (usi alternativi): pensare ad un altro uso. Quindi, “Che utilizzo alternativo potrebbe avere la mia idea o un elemento della mia idea?”;
    • Eliminate (eliminare): eliminare gli elementi superflui. Quindi, per esempio, “Cosa posso eliminare per rendere migliore o più realizzabile la mia idea?”;
    • Rearrange (riformulare): trovare nuove ipotesi. Quindi, chiederti, per esempio, “Cosa succederebbe se…?”.

Questa tecnica ci permette di uscire dagli schemi di pensiero abitudinari e lasciare che la mente vaghi libera, senza alcun tipo di vincolo. Questo metodo viene impiegato, per esempio, per migliorare il design o l’utilizzo degli oggetti, ma anche per trovare soluzioni innovative a problematiche irrisolte.

  • Il concassage: questa tecnica è stata sviluppata da Michel Fustier e si concentra sul problem solving, in quanto aiuta a trovare nuove soluzioni ai problemi. Il termine “concassage”, che significa letteralmente “scuotimento”, deriva dal funzionamento stesso di questo metodo, in quanto, di fronte a un problema, questo viene analizzato “scuotendolo” con una serie di domande creative. Tali domande spingono ad esplorare le diverse sfaccettature del problema, portando alla risoluzione originale dello stesso.
  • Il metodo Papsa: è stato elaborato da Hubert Jaoui e anch’esso è un metodo per la risoluzione dei problemi. Si articola in 5 fasi:
    • Percezione;
    • Analisi;
    • Produzione;
    • Selezione;
    • Applicazione.

Ciascuna di esse prevede una fase divergente, in cui si dà libero sfogo alla creazione di idee, e una convergente, in cui si valutano e si selezionano le idee emerse durante la prima fase, per poi strutturare delle soluzioni innovative.

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